Prosopopea tricolore
Italiani bravi a credersi vittoriosi da sconfitti. Successe l’8 settembre ’43 (resa incondizionata, per gli Alleati; armistizio, secondo gli italiani). Succede a ogni tornata elettorale (nessun partito politico perde mai). È successo a Genova il 27 luglio 2014 dove tra la folla festante e autorità e politici in passerella è terminato il viaggio del relitto della nave Costa Concordia su cui, comandante uno smargiasso capitano, 32 persone – indegne di un minuto di raccolto silenzio? – persero la vita. “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province ma bordello!”.
Li mortacci tua?
Siamo ancora alla pubblicità che per vendere deve fare scandalo? Si direbbe di sì, stando allo slogan equivoco “Stavolta tuo marito non potrà dirti di no” che spicca su 300 manifesti affissi per due settimane di luglio a Roma, dove una delicata mano di donna sfoggia al dito un vistoso anello con diamante. Difficile che il coniuge si opponga, avendolo l’agenzia funebre Taffo trasformato in un gioiello, come recita l’annuncio: “Cremazione Diamond. Trasformiano in diamante le ceneri dei tuoi cari”. Carati? Secondo misure di… caro estinto. Proprio vero che un diamante è per sempre (copyright De Beers).
Parole smarrite
Nell’Italia dove si “aprono tavoli” per discutere, non per risolvere, ci sono parole che nell’interpretazione comune e nel linguaggio dei media assumono un significato negativo. Una è lobby, un’altra è marketing in alternativa alla politica. Un esempio? “Governo, più concretezza meno marketing) (Corriere della Sera, 27 luglio). Come se il marketing fosse vaniloquio e non disciplina relativa a economia e management, privati e pubblici. Magari i politici facessero marketing (“Nonostante si può fare. Il marketing applicato alla politica” di P.M. Di Stefano è del 1993). Invece, annunci e intenzioni lastricano le strade. A Firenze. E in Italia.