Uno studio condotto da Ipsos su 23.376 utenti di internet in 24 paesi dal titolo ‘Survey on Internet Security and Trust’ per conto del Centre for International Governance Innovation ha scoperto che l’83% degli intervistati ritiene che l’accesso a internet dovrebbe rappresentate un diritto umano di base. Il 49% ne è fortemente convinto. Il 64% è poi più preoccupato per i problemi relativi alla privacy rispetto a quanto fosse un anno fa. Secondo il 57% la governance di internet a livello globale dovrebbe essere affidata a un organismo che comprenda aziende di tecnologia, ingegneri, organizzazioni non governative e istituzioni che rappresentino gli interessi dei cittadini qualsiasi, oltre che dai governi. Tra i principali motivi di preoccupazione la pirateria informatica dei conti bancari (78%), il furto di informazioni e immagini private (77%), il controllo delle proprie abitudini di navigazione da parte di un’azienda, vendute poi per scopi commerciali senza il consenso esplicito dell’interessato (74%). Il 72% teme un attacco informatico alle istituzioni da parte di un governo straniero o organizzazioni terroristiche. Il 64% è preoccupato dalla censura del governo, il 62% da controlli effettuati da agenzie governative di altri paesi e il 61% che siano la polizia o altre agenzie governative del proprio paese a effettuare controlli. Il 60% sa qualcosa a proposito di Edward Snowden. Di questi il 39% ha intrapreso azioni per evitare le conseguenze di quanto da lui denunciato. Gli utenti internet globali si dividono in due macro categorie. Il 64% che è più preoccupato rispetto a un anno fa a proposito di quanto riguarda la privacy, rispetto al 36% che non lo è. Motivo per cui il 64% ritiene che le informazioni private su internet non sono al sicuro, e il 63% non scambia in modo abitudinario informazioni riservate con aziende private online, contro il 37% per cui non è un grosso problema. Il 43% evita quindi determinati siti e applicazioni web, cambia spesso la propria password (39%), si autocensura quando parla in rete (28%), chiude Facebook e gli account sui social media (11%), usa internet meno spesso (10%). Il 73% vuole che i propri dati e le informazioni personali online siano raccolte in un server sicuro e, in particolare, nel proprio paese. La prudenza circa il ruolo dei governi, inclusi i propri, nella gestione della governance di internet la dice lunga a proposito del desiderio dei più di potersi avvalere di un organismo composto da una rappresentanza più allargata. Solo il 48% degli intervistati ritiene che il proprio governo abbia fatto un buon lavoro nel rendere internet sicuro nel proprio paese. Il 34% ritiene poi che il governo ponga limiti all’accesso a internet, il 43% che siano altri governi a farlo. I precedenti punti di vista sono strettamente legati al ruolo attribuito a internet dal pubblico. Al primo posto l’accesso a informazioni importanti e alla conoscenza scientifica (91%), poi divertimento e intrattenimento (87%), comunicazione sociale (85%), libertà di parola ed espressione politica (83%) e il proprio futuro economico e i propri mezzi di sussistenza (81%).