Efficienti ma zozzi. I mezzi dell’Atm. Azienda il cui bilancio 2014 registra un utile consolidato di 5,6 milioni di euro (5,3 nel 2013) e un margine operativo lordo pari a 120 milioni di euro, in linea con l’anno precedente. Con i trasportati in visita all’Expo, gli incassi del 2015 saliranno ulteriormente. “Il gruppo – sottolinea una nota – si conferma una delle poche società di servizio di trasporto pubblico locale a livello nazionale che garantisce equilibrio economico, servizi di alto livello e capacità di investire”. Meno, si direbbe, che in pulizia delle vetture delle linee di superficie. Domanda: tenerle dignitosamente pulite “sporca” il bilancio?
No Lombroso. Si chiuda il museo di antropologia criminale Lombroso di Torino, con la sua esposizione di resti umani. Perché a-scientifico, razzista, nazista, antimeridionalista. Lo chiede il comitato No-Lombroso sull’onda del politicamente corretto. Chiudere il museo di Torino sarebbe come chiedere di chiudere le visite a quello interdisciplinare regionale di Trapani (Agostino Pepoli), perché lì è esposta la ghigliottina, strumento di morte impiegato nella città siciliana sia durante il regno dei Borboni sia dopo l’avvento dei Savoia. Forse i No-Lombroso paventano che in futur, possano essere i loro di crani a venir esposti a Torino?
Uomo-donna e lavoro. Interpretare le statistiche è operazione ardua; il rischio dei due polli di Trilussa è sempre presente e la credibilità delle conclusioni sempre in dubbio. Una recente analisi McKinsey Global Institute ha calcolato che la parità uomo-donna nel lavoro farebbe aumentare il pil globale del 26% (nel 2025). Perbacco! Oggi il 75% del lavoro mondiale non pagato è femminile e si calcola che valga il 12% della ricchezza. Peccato che l’indagine sia su scala intercontinentale (96 paesi): le differenze fra le diverse aree del mondo sono più che notevoli. Il rapporto poi stima che l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro “non presuppone” calo di occupazione maschile. Non capisco, ma mi adeguo?
La smarrita via. Misteri burocratici della viabilità. Una fotonotizia del quotidiano “la Repubblica” informa i lettori che a Bari “i cartelli con gli orari dei bus in corso Vittorio Veneto, la cittadina in cui si combatté l’omonima battaglia durante la Prima guerra mondiale, indicano ‘corso Veneto’. Nella convinzione, evidentemente, che Vittorio sia il nome di un signor Veneto celebrato per chissà quali motivi”. Non è da meno la città di Milano: la linea di metropolitana leggera “14” indica come capolinea “C. Maggiore”. Che sta per Cimitero Maggiore. Una strada senza ritorno, quella dell’”italiese” del servizio pubblico.