La globalizzazione ha comportato, fra i suoi aspetti positivi, una riduzione degli ostacoli al commercio e dei costi di trasporto, di comunicazione e d’informazione, aprendo enormi opportunità per le imprese in termini di crescita e competitività. Le manifestazioni a premio costituiscono uno strumento di grande efficacia per introdurre o consolidare il proprio brand in diversi mercati e per questo è crescente l’interesse verso l’organizzazione di promozioni in più paesi contemporaneamente, anche per sfruttare appieno le potenzialità di comunicazione e interazione offerte oggi da internet e, in particolare, dai social network. Ma cosa ostacola la diffusione dei concorsi multicountry? Ciò che rende particolarmente difficile una trasversalità territoriale delle manifestazioni a premio, a mio avviso, è la loro rilevanza tributaria e la diversa natura fiscale che gli stati attribuiscono a questa tipologia di attività promozionale. In alcuni paesi si tratta di tasse sui giochi dovute in misura proporzionale al montepremi messo in palio a prescindere dall’effettiva assegnazione dello stesso; in altri di tasse fisse, indipendenti dall’ammontare dei premi e da qualsiasi altra variabile, simili a una sorta di “contributo di registrazione”; in altri ancora (come, per esempio, in Italia) si tratta di imposte dovute in virtù della rilevanza reddituale che i premi assumono. Che il principale ostacolo alla “multinazionalità” dei concorsi a premi possa essere la rilevanza fiscale viene evidenziato dal fatto che i paesi nei quali è possibile organizzare promozioni premiali con apertura di confini sono proprio quelli in cui non sono previsti oneri fiscali legati ai concorsi come, per esempio, Germania, Regno Unito, Giappone e altri ancora, che consentono l’organizzazione di manifestazioni a premio rivolte ai cittadini di più paesi anche con montepremi condiviso. Al contrario stati come Italia, Portogallo, Polonia e Messico, prevedono, per queste attività, una ben precisa imposizione fiscale e la normativa sulle manifestazioni a premio è applicabile solo negli stretti confini nazionali. Si tratta dunque di un limite diffuso, presente in diverse nazioni e non solo in Italia come, in tanti, sono portati a pensare. Per superare questi limiti territoriali, si dovrebbe cominciare con il trovare una soluzione agli aspetti tributari e la prospettiva di far entrare le tasse dovute da cittadini stranieri nelle casse dello stato che “ospita” il concorso potrebbe essere un incentivo per andare in questa direzione. Certo si tratterebbe di uno sforzo importante, ma sono in tanti ad augurarsi che si possa intraprendere un’armonizzazione a livello internazionale delle normative sulle manifestazioni a premio che consenta di abbattere, di fatto, un ostacolo alla necessità delle aziende di conquistare mercati stranieri. A livello europeo, la direttiva sulle pratiche commerciali sleali rappresenta certamente un primo passo in questa direzione, ma siamo ancora ben lontani dal risultato auspicato.
Implicazioni fiscali ostacolo alle promozioni multicountry
Sonia Travaglini23/12/2015