L’inverno, che ancora all’inizio di gennaio non è giunto, pare una metafora della ripresa economica: sembra sempre sul punto di arrivare, poi la situazione cambia e si rimane con al sensazione che faccia sì un po’ più freddo, ma che proprio inverno non lo si possa chiamare. Cosa accade in realtà? E come reagisce il consumatore a questa situazione sempre sul punto di svoltare e che mai svolta decisamente? Non è facile dare una risposta. Gli indicatori economici ci dicono che, lentamente, la situazione migliora: la disoccupazione cala e gli occupati aumentano, il pil cresce, le retribuzioni salgono più dell’inflazione. Tutto ciò, unito alla diminuzione della bolletta energetica, si traduce in un maggior potere d’acquisto delle famiglie. Che, pare, se ne rendano conto, e spendono di più: il mercato dell’auto ha conosciuto un anno molto positivo, gli acquisti di immobili (e le richieste di mutui a tassi interessanti) sono aumentati, crescono gli acquisti per la telefonia e nell’estate 2015 è sensibilmente cresciuta la spesa per viaggi e vacanze. Questa tendenza al maggior consumo si è manifestata specialmente nella seconda parte del 2015 e anche a cavallo tra 2015 e 2016 pare non arrestarsi. Infatti, concentrando l’attenzione sugli acquisti effettuati nel periodo di Natale, si registra dopo 8 anni un importante incremento (+ 3%): sono cresciute le spese per i re- gali (dati Codacons e Confcommercio), è cresciuta la spesa alimentare per pranzi e cene natalizie (+ 5%, e pare siano anche cresciute le ore passate in cucina, ben 3,1 a cuoco) e nello stesso tempo la Fipe indica una crescita delle prenotazioni nei ristoranti nei giorni di Natale (+ 2,8%, con quasi il 12% degli Italiani a pranzo fuori casa). Solo i viaggi non sono cresciuti nel mese di dicembre, ma in questo caso l’attentato di Parigi potrebbe aver giocato un ruolo di freno. Oltre alle spese per i consumi durante il periodo di feste, anche i saldi d’inizio anno testimoniano una nuova voglia di consumo. Partiti un po’ in sordina, pare stiano registrando un andamento migliore di quello del 2015: l’osservatorio Findomestic segnala un incremento di persone interessate ai saldi, dal 62% del 2015 al 70% del 2016. I saldi quindi attirano, ma per essere efficaci devono essere saldi importanti: gli sconti sono interessanti se compresi tra il 40% e il 50%, mentre al di sotto del 35% sono spesso considerati poco appetibili. Bisogna tuttavia fare attenzione a non esagerare; infatti, se si supera il 70% di sconto, iniziano a sorgere dei dubbi sulla serietà della proposta e la qualità del prodotto in vendita. Ed è anche importante non “fare i furbi”: ben il 60% dei consumatori dichiara di segnarsi i prezzi dei beni a cui sono interessati prima dell’inizio dei saldi, per verificarne poi l’effettivo sconto. Siamo di fronte a un nuovo scenario? In parte sì, ed è bene tenerne conto. Come già ipotizzato alcuni mesi fa, si assiste a una sorta di decompressione del consumo, che negli ultimi anni era stato rimandato da parte della classe media, soprattutto di coloro che ora non si sentono più a rischio e che guardano al futuro con maggiore tranquillità. Come scrisse il Poeta: “E subito riprende / il viaggio / come / dopo il naufragio / un superstite / lupo di mare”.
Da acquisti natalizi e saldi una nuova voglia di consumo
Andrea Alemanno09/03/2016