Si va verso piattaforme di commercio unificate

Nel 2016 diremo addio all’omnicanalità, e al suo posto si parlerà di commercio unificato; la generazione Z guiderà l’ecommerce e il data-driven decision marketing alimenterà la personalizzazione. Sono le principali tendenze che si affermeranno nel 2016 secondo Demandware, fornitore leader globale del settore di soluzioni cloud commerce per le imprese, nel suo ultimo Retail Shopping Index.

Il termine omnicanalità diventerà quasi obsoleto e fuori moda. Il numero di acquirenti che comprano prodotti da più canali su più dispositivi supererà quello di chi acquista su un unico canale. L’omnicanalità sarà sostituita da un termine più adatto: commercio unificato. Il termine si riferisce a una singola piattaforma di commercio che offre ai rivenditori una visione unificata dei clienti e del magazzino attraverso tutti i canali.

“Il commercio unificato – commenta Maurizio Capobianco, sales director di Demandware Italia – è già realtà, aiutando i retailer a raggiungere in maniera efficace i clienti connessi. Stando alla ricerca del National retail federation (Nrf) ed Ecommerce Europe, l’86% dei retailer intervistati prevede d’implementare nei prossimi 10 anni una piattaforma di commercio unificata per vendere in maniera più efficace ai consumatori connessi. I consumatori vogliono un’interazione veloce, personalizzata e fluida con i retailer, ancora oggi ostacolati da tecnologie complesse. La soluzione è una piattaforma di commercio unificata che migliori il margine, il valore del brand, e il suo fatturato”.

Grazie soprattutto all’integrazione tra ecommerce e social media, in nord America la generazione Z, i ragazzi di età compresa tra i 12 e i 17 anni, rappresenterà la quota più importante dell’ecommerce. La semplicità dei sistemi di pagamento come il touch id, il lettore di impronte digitali presente sui dispositivi mobili, consentirà agli adolescenti l’accesso al conto dei genitori, eliminando la necessità di avere una propria carta di credito fisica.

Secondo il recente sondaggio condotto da Demandware su un campione di 7.000 di età compresa tra i 18 e i 34 anni (i millennial o generazione Y), invece, il 77% dei millennial completa il proprio acquisto dopo aver visto un prodotto che qualcun altro ha preferito o condiviso online. In totale, il 59% degli intervistati agisce sui suggerimenti di Facebook e il 41% su quelli di YouTube; seguono gli altri social network, con Instagram al 25%, Pinterest al 14%, Snapchat al 12%, WhatsApp al 20%, Twitter al 29% e Google+ al 15%.

Il 2016 sarà l’anno in cui la maggior parte dei retailer si sposterà da decisioni basate sulle intuizioni a quelle fondate su analisi dei dati, un trend che porterà a una forte carenza di talenti di “data expert”, già di per sé scarsi. I grandi nomi del retail sanno che i big data possono supportare fortemente il business ad approcciare meglio il mercato e approfondire il rapporto con i clienti; pertanto si comporteranno in modo da favorire queste azioni.

Il 2016 sarà anche l’anno del ritorno del push marketing. I rivenditori cercheranno di rimuovere possibili elementi di attrito nel processo di acquisto e abilitare i clienti all’acquisto non solo nel negozio fisico e online, ma anche nel momento stesso dell’interazione. Allo stesso tempo, nel 2016 la tradizionale divisione tra marketing e commercio verrà meno per molti dei principali retailer. Il loro successo dipenderà nella capacità di portare i clienti ad acquistare il prodotto o l’offerta perfetta, applicando un insieme di abilità che uniscono la conoscenza approfondita del singolo cliente a una ricca offerta di contenuti.

Demandware ha anche analizzato i dati globali degli oltre 400 milioni di clienti che transitano sui 1.300 siti di ecommerce che si servono della sua piattaforma cloud, compreso il valore lordo delle merci, i giorni di picco per gli acquisti, il tasso di sconto e la quota di mercato da dispositivi mobili nei settori moda, lusso, abbigliamento, bellezza e salute. I numeri sottolineano l’incessante ascesa degli smartphone: due terzi della crescita degli ordini avvengono tramite mobile.

Nel 2015 lo smartphone è diventato lo strumento preferito dagli utenti che acquistano online e in termini numerici ha superato anche il tablet: la quota degli ordini da smartphone ha registrato una crescita del 41%, passando dal 17 al 24%, mentre le visite da smartphone hanno raggiunto una quota del 45% e il tasso di sconto medio si è attestato al 16%.

Secondo Demandware nel 2016 assisteremo a un’ulteriore predominanza degli smartphone e del mobile: l’implementazione di sistemi pos, beacon e la tecnologia contactless dei retailer cambieranno completamente il metodo di pagamento, che si sposterà sempre più su dispositivi mobili. Il ridotto rischio di frode e la propensione dei retailer nell’investire in tecnologia mobile, cambieranno il sistema dei pagamenti, il cui futuro è rappresentato dallo smartphone.

 

Giovanni Martelli