La rivoluzione digitale ha cambiato per sempre il modo in cui le persone fanno shopping. La diffusione crescente di smartphone, tablet, e dispositivi wearable ha generato nuove abitudini di shopping in mobilità. E per affrontare il cambiamento, i retailer puntano sull’innovazione, introducendo nuovi modelli di business, nuovi metodi di distribuzione, promozione, assortimento e pagamento. Inoltre, diventa sempre più fondamentale avere un approccio omnichannel, offrendo ai consumatori un’esperienza integrata tra online e offline.
A confermare questa evoluzione dello scenario arriva anche FutureBuy, indagine multiclient online che Gfk realizza dal 2006 e che rileva comportamenti e atteggiamenti dei consumatori nel processo di shopping. La ricerca mette in evidenza le modalità di utilizzo delle nuove tecnologie nel processo di acquisto, le aspettative dei consumatori, le tendenze e le opportunità future che ne derivano, offrendo un dettaglio su 17 categorie di prodotto.
L’edizione 2015 di FutureBuy ha coinvolto 25.000 consumatori con più di 18 anni provenienti da 25 paesi, tra cui per la prima volta anche l’Italia, evidenziando le principali tendenze che riguardano il modo di fare shopping nel nostro paese; come le persone s’informano, cercano, confrontano e acquistano beni e servizi.
Un approfondimento specifico è stato dedicato ai canali di vendita, alle potenzialità del mobile shopping e alla fedeltà alla marca. Inoltre, grazie a un approfondimento dedicato ai consumatori più giovani e più evoluti, l’indagine aiuta a delineare l’evoluzione futura dei comportamenti di acquisto.
FutureBuy indaga i diversi aspetti che riguardano l’esperienza dello shopping, inteso come l’intero processo di ricerca, confronto e raccolta di informazioni sui prodotti, oltre che l’effettivo atto di acquisto. Complessivamente, il profilo del consumatore che emerge dall’edizione italiana è quello di un individuo sempre più consapevole, padrone degli strumenti tecnologici che ha a disposizione ed efficiente nel processo di acquisto: il 74% degli intervistati è d’accordo nell’affermare che sta imparando a fare acquisti in modo sempre più efficace.
Anche nel nostro paese, lo shopping omnichannel è ormai una realtà, anche se con un’incidenza diversa a seconda della categoria di prodotto considerata. L’omnicanalità si fonda su driver di scelta diversi ma complementari: nello shopping online conta soprattutto la convenienza, mentre nello shopping offline è importante la possibilità di vedere e provare i prodotti.
L’integrazione tra showrooming e webrooming conferma la consuetudine sempre più diffusa di passare da un canale di vendita all’altro, cercando informazioni sul web e acquistando successivamente in store, o viceversa guardando o provando prodotti in negozio per poi acquistarli on line. Questa dinamica dà vita a fenomeni nuovi: da una parte, i negozi brick&mortar diventano click&mortar per sopravvivere alla concorrenza dei giganti dell’ecommerce, dall’altra i pure player online iniziano a operare anche attraverso negozi tradizionali, per fornire un servizio migliore ai consumatori.
In questo contesto, i device mobili (lo smartphone in particolare) diventano strumenti chiave nell’esperienza di shopping e possono dare indicazioni sull’evoluzione futura del consumatore. In linea con quanto rilevato a livello internazionale, in Italia i pagamenti via mobile mostrano un potenziale incoraggiante, anche se il tema della sicurezza dei dati continua a essere una barriera all’utilizzo.
Conseguenza diretta della maggiore padronanza di strumenti tecnologici e dell’approccio omnichannel è la diminuzione della fedeltà dei consumatore nei confronti di marche e retailer. Il 66% degli intervistati italiani ammette di essere diventato meno fedele a un solo rivenditore: per trovare gli affari migliori oggi è necessario ampliare il proprio raggio di shopping.
Infine, l’analisi dei Leading Edge Consumer – nuovo segmento di consumatori individuato da GfK, che include i consumatori più smart, ovvero gli early adopter, gli innovatori, gli appassionati – aiuta a delineare l’evoluzione futura dei comportamenti di acquisto. Da questa analisi emerge come gli shopper italiani siano sempre meno propensi a essere influenzati passivamente da retailer, brand e pubblicità, e sempre più inclini a intraprendere un dialogo paritario, basato sullo scambio reciproco di input, per la costruzione di prodotti e servizi tarati sulle proprie esigenze.