Oltre la metà dei concorsi che realizziamo oggi per le aziende nel mondo si svolge sfruttando i canali online, e questa quota è in costante crescita: a oggi, il 46% della popolazione mondiale è connessa a internet e gran parte di queste persone sono anche utenti social (2,31 miliardi). I concorsi che sfruttano questi canali con meccaniche basate su user generated content e voting possono raggiungere audience molto ampie e ottimi livelli d’interazione con il target. Non stupisce, quindi, che le aziende facciano ampio utilizzo, per veicolare le loro attività promozionali e concorsuali, dei social network, che si sono rivelati una grande opportunità per creare occasioni di relazione diretta con i propri consumatori con importante contenimento di costi. La diffusione di questi concorsi è particolarmente significativa in paesi come, per esempio, la Spagna, gli Stati Uniti e Regno Unito. Anche in Italia i concorsi realizzati online e sui social network sono ormai i più richiesti, ma la normativa italiana, come ben sappiamo, pone dei limiti all’utilizzo di queste piattaforme: l’obbligo di allocazione del server sul territorio italiano rappresenta un anacronismo rispetto alle nuove tecnologie che condiziona pesantemente l’utilizzo dei social network nei concorsi e costituisce un ostacolo all’internazionalizzazione. È vero che, con lo sviluppo di apposite applicazioni, è stato possibile superare il limite normativo e consentire anche alle aziende italiane di utilizzare i social per le attività concorsuali, ma il ricorso obbligato alle applicazioni, peraltro costose, penalizza fortemente le aziende italiane rispetto a quelle straniere, che non hanno questi limiti e che, al contrario, nei social network hanno trovato una soluzione agli eventuali ostacoli derivanti dall’utilizzo dei software. In merito a essi, infatti, va evidenziato che non è solo in Italia che ci sono limitazioni riguardanti i software per i concorsi: l’obbligo di server allocato nel territorio, per esempio, è vigente anche in Russia; e ci sono paesi, come il Portogallo, in cui è richiesto che i software dei concorsi vengano preventivamente consegnati alle autorità per una verifica sul corretto funzionamento dello stesso, e altri paesi ancora, come le Filippine, in cui i funzionari del governo si recano addirittura presso la sede del promotore e controllano l’intero funzionamento del software, incluso il back end! Sapere che in altri paesi “è peggio” di sicuro ci consola, ma non significa che “va bene così”. Se c’è qualche nazione che impone vincoli più stringenti di quelli previsti in Italia è anche vero che, più comunemente, l’utilizzo dei software e dei social è facilmente consentito nella maggior parte dei paesi e sarebbe un passo importante verso un’armonizzazione che guarda al futuro, quello di rimuovere questo ostacolo da parte della normativa italiana, accettando che l’avvento d’internet, successivo alla pubblicazione del dpr 430, richiede una revisione dell’interpretazione riguardante la territorialità che consenta l’apertura dei confini almeno per quanto riguarda il web.
Allocazione del server in Italia anacronismo troppo limitante
Sonia Travaglini03/05/2016