Lasciamo stare i Paperoni che alimentano solo il mercato del lusso e generano rabbia con capitali inutilizzabili da una singola persona. Sono solo il 20% della popolazione, anche se possiedono il 61% delle ricchezze (dati Ocse). Il mercato di massa – schiacciato da prezzi al ribasso e crescita delle compravendite nell’usato (+ 8% nell’ultimo anno) – si rivolge al 20% della popolazione che vive con il 20,9% della ricchezza nazionale e al restante 60% cui spetta un misero 17,4% dell’intera torta. Non stupisce allora che dall’ultima Flair di Ipsos, una panoramica ragionata dei dati raccolti nel corso dell’anno, emerga un quadro quanto mai complesso e magmatico, prodromico di un cambiamento epocale, dove le categorie finora utilizzate e i rapporti di forza di un tempo smettono di funzionare. Crollano i riferimenti tradizionali (lo stato, le élite, i partiti, i sindacati, le marche) e cresce l’individualizzazione, da non confondere con l’individualismo, di un consumatore divenuto virtuoso per forza, frugale per necessità, scettico per successive delusioni. Un’analisi tutt’altro che negativa per chi sa cogliere le opportunità del cambiamento, facendosi amico questo Paperino squattrinato, che ha già dato fondo ai risparmi nascosti nel salvadanaio dei suoi congiunti, precario nel lavoro, inseguito dai debitori, ma capace di sonnecchiare quando fuori soffia la bufera. A differenza dello zio che nuota in un mare di sterile liquidità, possiede la creatività generata dal bisogno e la consapevolezza delle sventure condivise dalla maggioranza. Un simpatico personaggio, solo apparentemente ingenuo, ma molto suscettibile, con il quale è forse giunto il momento di costruire delle alleanze.