A scorrere le pagine di blog e riviste specializzate ci si perde in una guerra di lettere. La generazione Y la fa ancora da padrona dopo aver sovrastato la X, ma all’orizzonte la generazione Z sta rapidamente conquistando la ribalta, e già iniziano a essere commissionate le prime ricerche di mercato per capire come questi teenager investiranno i soldi della propria paghetta settimanale. Se i millennial hanno rivoluzionato il mercato aprendo le porte al digitale, la generazione Z sarà ancora più esigente con i brand consumer, che dovranno rafforzare la loro presenza social per essere reali nel mondo digitale. Il 62% dei millennial dichiara di volere un dialogo più diretto con i brand al di là della pubblicità. Il sovraffollamento generale delle marche alimenta l’infedeltà dei millennial: 3 su 4 sono costantemente all’inseguimento di tagli di prezzo interessanti e di nuove tendenze, trascinati dai consigli della rete. Nell’epoca del social proof e dell’influencer marketing il brand deve essere capace d’intercettare i discorsi del pubblico e di scegliere i propri testimonial per parlare alla popolazione online e, soprattutto, per convincerla della bontà del proprio operato, dal prodotto alla customer social responsibility. Ma il brand deve anche essere bravo a mantenere alta l’attenzione dell’utente, con strategie digitali che premiano ogni sua azione, indipendentemente dall’acquisto, funzionali alla costruzione della relazione e della loyalty. Le piattaforme d’influencer marketing sono già note: tra le più famose a livello globale ci sono Klout, Splash e Neoreach; in Italia non siamo da meno con LovBy, un esempio che unisce logiche d’influencing con la loyalty, dove l’utente registrato trova uno spazio in cui godere di opportunità personalizzate, couponing, offerte di consumo dedicate e contenuti riservati. Queste piattaforme misurano il social rank dell’utente, ovvero quanto può essere influente rispetto alla sua cerchia di conoscenze. Un indicatore dinamico che tiene conto della risonanza e della portata di persone raggiunte dalle comunicazioni del singolo sui canali personali, e dal comportamento dell’utente sulla piattaforma stessa. Un like alla pagina Facebook del brand, la condivisione di un contenuto, il download di un coupon concorrono al miglioramento del rank e all’awareness del brand. Ogni azione non è fine a sé, ma è premiata con una coccola: per ogni attività svolta vengono assegnati punti da spendere per accedere a opportunità personalizzate, dedicate a questi nuovi testimonial, brand lover in grado d’influenzare le proprie cerchie di conoscenti. Secondo Nielsen e Adobe, il 92% dei consumatori si fida delle raccomandazioni dei propri conoscenti e il 50% delle decisioni di acquisto è determinato dal passaparola. Inoltre, dallo studio di Word of Mouth Marketing Association U.S., emerge che il brand migliora la sua conversione in sell-out, che aumenta da 3 a 10 volte, quando può contare sul passaparola degli influencer. Le piattaforme d’influencer marketing diventano un nuovo luogo di relazione che il brand può utilizzare per avvicinarsi al proprio pubblico, indipendentemente dalla generazione di appartenenza. Che sia la nuova frontiera del 1to1 marketing sociale?
Testimonial dalle piattaforme d’influencer marketing
Fulvio Furbatto05/09/2016