Che le promozioni abbiano un’anima solidale e responsabile l’hanno già più volte dimostrato. Si era cominciato timidamente oltre vent’anni fa con le prime campagne charity abbinate alle raccolte punti, che consentivano di elargire fondi a enti non-profit. Una meccanica semplice legata agli acquisti e agli schemi loyalty che oggi si sono evoluti nelle più recenti campagne dedicate a dotare le scuole di strumentazioni aggiuntive. Ci sono purtroppo circostanze legate a catastrofici eventi naturali, dalle alluvioni ai terremoti, tutt’altro che rare in Italia, che ci spingono a pensare se le promozioni possano mai avere un ruolo di aiuto concreto, soprattutto nella fase di ripresa post-evento. Riprendere una vita normale, per chi ha perso casa con tutto quel che contiene, significa riallacciare un rapporto con abitudini, usare oggetti familiari, ristabilire consuetudini che sembrano insignificanti a chi non ha subito il trauma della perdita. In questa “banalità” del quotidiano c’è il fare la spesa, il gestire la nuova casa (che spesso è un alloggio “provvisorio” che durerà qualche anno in attesa della vera ricostruzione), il riadattarsi alle incombenze di routine. I soliti oggetti onnipresenti in qualsivoglia catalogo di qualsiasi insegna della distribuzione sono sicuramente triti per chi li ha già più volte collezionati, ma sono una risorsa per chi non ha più nulla. La scelta di solidarietà delle singole persone la si è misurata nelle cifre raggiunte dalle raccolte di fondi, ma ci potrebbe essere un altro modo per incanalare la spontanea generosità. L’adesione agli schemi di loyalty è diventata un’abitudine di cui abbiamo perso consapevolezza, la raccolta va avanti da sé a ogni visita al supermercato. A volte non si bada nemmeno più ai punti accumulati, si dimentica un “tesoretto” che potrebbe tornare utile ad altri se non si è più attratti dalle proposte contenute nel catalogo. Devolvere il proprio “monte punti” non è un’operazione facilmente percorribile, ma convertirlo per redimere oggetti che possono essere distribuiti ad altri è forse possibile. Le catene della distribuzione sono capillarmente presenti su tutto il territorio, così l’utilizzo del punto di vendita per instradare la distribuzione di oggettistica può essere fattibile, anche se ovviamente comporta la necessità di studiare una soluzione specifica e trovare una partnership con un ente non-profit che si occupi di destinare i prodotti a chi effettivamente ne ha bisogno. La solidarietà ha infinite sfaccettature, ma una sola buona volontà su cui basarsi; questa comprende anche la scelta di studiare come si possono utilizzare le promozioni e il loyalty in caso di situazioni di grave emergenza. In fondo, tutto questo rientra nella corporate social responsibility di cui ogni azienda si è ormai dotata.
Andrea Demodena
Dopo la frequenza di Economia e commercio in Cattolica, si iscrive a Lettere Moderne, presso l’Università Statale di Milano, laureandosi a pieni voti con una tesi in storia dell’arte contemporanea. Come giornalista ha collaborato con Juliet, Art Show, Tecniche Nuove, Condé Nast, Il Secolo XIX, Il Sole 24Ore. Dal 2000 si occupa di marketing e promozioni. Dal 2014 è direttore di Promotion.