Si avvicina l’edizione 2017 di TuttoFood, ed è un’occasione per fare il punto sul settore e sull’Italia, guardando nel suo piatto. Nella prima metà del 2016 il biologico ha fatto registrare un tasso di crescita del 20% a valore, e il suo peso nella nostra spesa continua a crescere, passando in un solo anno dal 2,5% al 3,1% del valore del carrello. Il 39% dei consumatori indica proprio questa categoria come quella che aumenterà maggiormente il suo peso nei nostri carrelli nei prossimi 5 anni. Proseguono il loro trend positivo le vendite a valore dei prodotti senza glutine (+ 20,6%) e dei prodotti senza lattosio (+ 7,1%). Forte crescita in vista anche per i surgelati: molti operatori del settore vedono un futuro particolarmente importante per quelli pronti al consumo.
In calo troviamo i prodotti a base di carne; è però bene evidenziare come le preparazioni a maggior contenuto di servizio, come i salumi affettati, hanno mostrato un trend di vendite a valore positivo nell’ultimo anno. Visti in possibile calo dai consumatori sono anche oli e grassi vegetali (24%), bevande dolci ed energy drink (21%), alcoolici (18%) e latticini o derivati del latte (16%). Evidenze che delineano un carrello della spesa orientato alla ricerca di salute e benessere, almeno nelle intenzioni.
I consumatori pensano che oggi la vera innovazione alimentare sia nei prodotti per intolleranze e diete specifiche (38%). Ma è innovazione anche la ritrovata attenzione alle radici locali (indicata dal 28% dei consumatori), l’attenzione alla sostenibilità della filiera (28%) e l’utilizzo di etichette più esaustive (26%). Gli operatori di settore sono convinti che in futuro la concorrenza si giocherà molto sui nuovi formati dei prodotti e sui temi della sostenibilità, che sarà sempre più un elemento di distinzione.
Le eccellenze locali sono cruciali per un paese come l’Italia, che ha nel Made in Italy uno dei suoi punti di forza. L’export agroalimentare nel 2016 ha raggiunto i 38,4 miliardi di euro, ma questo valore è probabilmente limitato dal fenomeno dell’italian sounding, che produce un giro d’affari da 54 miliardi di euro. Quindi due tendenze si affiancano: quella del “sano, buono e sostenibile”, che si accompagna con il “facile, astuto, veloce”. Questo è testimoniato dall’importanza della “servitizzazione” (perdoniamo il neologismo), emersa in uno studio di Guia Beatrice Pirotti (Sda Bocconi – Claudio Demattè Research Division): le aziende alimentari più orientate al servizio hanno ottenuto migliori risultati economici negli ultimi 10 anni.
Che indicazioni trarne? L’Italia sembra avere molta voglia di migliorare il proprio modo di consumare, come servizio e come qualità, ma nel frattempo si è abituata a scegliere il miglior offerente, anche in termini di prezzo. Una bella sfida riuscire a conciliare queste istanze o scegliere quelle sulle quali puntare. Cercando di valorizzare (e difendere) l’originalità delle produzioni italiane.