Internet ha reso possibile interagire in modo diretto e senza intermediazioni con il proprio target, e i social consentono addirittura la comunicazione diretta e bidirezionale fra aziende e clienti. Poter parlare, dunque, con i propri utenti in tempo reale è una grande conquista e una grande risorsa, che si traduce però nella necessità delle aziende di trovare un modo sempre accattivante e innovativo di proporsi al proprio target. Ecco che, in questa impresa, prestano un aiuto fondamentale le iniziative premiali capaci di catturare l’attenzione e arrivare a un’utenza più allargata mediante il meccanismo della viralità, a patto che i contenuti, anche grafici, siano divertenti e sufficientemente cool da incentivare gli utenti alla condivisione.
In questo, tuttavia, le aziende italiane sono fortemente limitate dalle interpretazioni che le autorità hanno applicato alla normativa dei concorsi, rendendo molto difficile, se non impossibile, l’utilizzo dei social a fini concorsuali nel nostro paese. A prima vista, sembrerebbe una posizione incomprensibile, soprattutto in relazione alla motivazione legata all’allocazione dei server dei social fuori dal territorio italiano. Invero, occorre tener presente che le partecipazioni che si realizzano mediante l’utilizzo dei tool di Facebook o Instagram non sono in grado di garantire sufficientemente la tutela della fede pubblica e si prestano ad arbitrarietà, che sarebbero in netto contrasto, soprattutto quando i premi sono di particolare appeal, con tutti i paletti che la nostra normativa impone per garantire la tutela dei partecipanti. In tal senso rappresenta un’interessante opportunità il recente innalzamento del valore minimo dei premi che determina l’esclusione di un’iniziativa dall’ambito applicativo del dpr 430/01: anche premi da 25 euro, infatti, possono risultare sufficientemente attraenti per attivare promozioni interessanti e divertenti all’interno dei social network, con un buon ritorno di redemption, senza che s’inneschino meccanismi di estrema competizione che mettono a rischio la tutela della buona fede e delle pari opportunità.
Inoltre, nulla vieta che iniziative concorsuali di maggior spessore, con premi di alto valore in palio, collocati in uno spazio web indipendente dalle piattaforme social, possano essere comunicate con successo all’interno dei social network, anche con campagne a pagamento che, con investimenti limitati, favoriscono la moltiplicazione dei contatti raggiunti.
Anche all’estero, d’altra parte, benché non vi siano limitazioni o divieti relativi alla possibilità di veicolare concorsi sui social, si fa molto spesso ricorso ad apposite applicazioni esterne che, pur dando l’impressione di non uscire dalla piattaforma, consentono di registrare i partecipanti e le azioni di partecipazione in database separati in cui non è possibile manomettere o alterare le azioni compiute, garantendo in questo modo una corretta tutela della fede pubblica.