Voce e volto sono dati personali. Quindi sono un bene giuridico protetto dalla legge. Non è possibile trattare le immagini che ritraggono una persona o una registrazione della sua voce se non si rispettano le norme del regolamento europeo che protegge i dati personali, il cosiddetto Gdpr, di cui tanto si parla. Il Gdpr (all’articolo 4) addirittura qualifica come dati biometrici i dati personali come le caratteristiche fisiche, fisiologiche o comportamentali di una persona fisica che ne consentono o confermano l’identificazione univoca, se ottenuti da un trattamento tecnico specifico quali l’immagine facciale. Quindi il riconoscimento facciale e vocale richiede di rispettare regole specifiche, e raccogliere immagini e registrare conversazioni è legittimo solo se si è fornita adeguata informazione alle persone i cui dati vengono raccolti.
Queste regole sono importanti, perché oggi siamo di fonte a un bivio e come spesso succede non ce ne rendiamo conto. Siamo stati abituati in questi ultimi vent’anni o poco più a dialogare con le macchine, con i computer attraverso la mediazione di una tastiera, e questo ha permesso una relazione con gli strumenti informatici piuttosto rallentata. Una prima evoluzione è avvenuta con l’avvento del touchscreen, in cui la composizione tramite tastiera delle parole da comunicare al computer è stata sostituita dal tocco del dito: il risultato di tutto questo è tanta velocità in più e un po’ di tempo in meno per la riflessione.
La voce sarà lo strumento principale per impartire ordini a questi sistemi integrati di connessione. Parleremo sempre di più con i computer e tutte le tecnologie che già oggi ci permettono di dettare un testo, d’impartire brevi ordini vocali saranno l’asse portante della tecnologia “distribuita”, quella che fa parte delle nostre vite quotidiane. Allo stesso modo i volti saranno uno strumento fondamentale che darà accesso a una serie infinita di servizi.
La tecnologia del riconoscimento facciale è destinata poi ad avere importanti applicazioni nel marketing. Lo sa bene Facebook, con il suo sterminato archivio di informazioni personali collegato alle tante fotografie postate, che grazie ai tag collegano un volto a un nome. Una delle applicazioni cui sta lavorano il social network consiste proprio nell’installare videocamere nei negozi e tra gli scaffali dei supermercati. Questi strumenti, grazie al riconoscimento facciale, saranno in grado di dare immediatamente un nome e cognome a ogni visitatore del punto di vendita e, grazie al confronto con le informazioni infinite di cui Facebook dispone, sarà facile offrire in tempo reale a ogni consumatore sconti e sollecitazioni all’acquisto che terranno conto di interessi, abitudini, preferenze raccontate nelle pagine dei social media.
Dialogo vocale e riconoscimento facciale saranno killer application: si diffonderanno rapidamente e cambieranno il sistema, perché questi strumenti sono comodi. Ma la comodità non è, di solito, un criterio valido per fare scelte lungimiranti.
Marco Maglio
Avvocato in Milano, nel 2001 ha fondato lo Studio Legale Maglio & Partnes che fin dalla sua costituzione fornisce assistenza legale specialistica a primarie aziende nazionali e a Gruppi multinazionali, ad Enti pubblici e ad Organizzazioni non profit nell’ambito della data protection, dell’adozione di modelli organizzativi e di codici etici, del diritto del marketing, della prevenzione delle pratiche commerciali scorrette nella comunicazione commerciale interattiva, nel commercio elettronico, nel telemarketing e nelle vendite dirette. Nel 2002 ha fondato Lucerna Iuris, network giuridico formato da legali di tutti i paesi dell’Unione Europea esperti di questioni di privacy, marketing e di comunicazione.