L’anno si appresta a chiudere con una situazione per molti aspetti assai paradossale, quasi che ogni italiano ripassasse dentro di sé l’antica frase di Dante “… Io era tra color che son sospesi”. La crisi sembra “quasi” alle spalle, e del resto, se gli italiani si voltano indietro, si rendono conto che la situazione è migliorata rispetto a due o tre anni fa: molti di loro si accorgono di vivere con meno preoccupazioni rispetto al passato e anche le attese per il futuro sembrano essere tutto sommato più positive che negative.
La situazione però non è omogenea e nasconde atteggiamenti e attese molto diverse. Geograficamente, la maggiore soddisfazione la si trova sempre al Nord, ma se analizziamo le attese di miglioramento, sono molto elevate al Sud e molto meno accentuate al Nord, a sottolineare che il Sud si sente maggiormente preso in considerazione rispetto al passato. Anagraficamente, coloro che hanno meno di 30 anni hanno pochi risparmi e non sono particolarmente soddisfatti dell’oggi: però le loro attese rispetto al futuro sono nettamente cresciute. Di converso, coloro che hanno tra i 30 ed i 45 anni, quindi sono nell’età in cui si pensa a metter su famiglia e a compiere le scelte di vita più impegnative (casa, figli, professione), si nota un brusco ridimensionamento delle attese, come se il loro orizzonte si fosse di colpo ristretto.
Ma oltre a queste differenze di sentiment, qualcosa non convince: il presente appare come un momento d’incertezza, forse di svolta, che non lascia del tutto sereni nemmeno i più ottimisti. Questo genera una contraddizione che ha importanti conseguenze sul clima e può averne sugli atteggiamenti di consumo: in un trend che appare in miglioramento rispetto al passato e al contempo genera positive attese future, non si trovano elementi nel presente che rassicurano su questa tendenza. Aumenta l’incertezza e ci si sente sospesi.
Del resto, lo spread sembra essersi consolidato oltre quota 300, ma ciò ha un significato più simbolico che in grado di far cambiare atteggiamento; più preoccupante appare la ridotta crescita del Pil, l’occupazione che non recupera e alcuni prezzi, tra cui l’energia, che sembrano aumentare. La reazione nell’immediato delle famiglie è quella di sempre: incrementare la propria quota di risparmio, diventando più attenti e razionali nelle spese, che vengono ben ponderate quando non rinviate a un momento di maggiore serenità. Risparmiare è sinonimo di tranquillità, saggezza, lungimiranza, ma è anche un sacrificio, che se eccessivo può avere effetti recessivi: oggi le scelte di consumo divengono più guardinghe e accorte, e sembrano frenare la tendenza al recupero dei consumi che si era registrata negli ultimi anni. Anche se alcuni acquisti di gratificazione rimarranno presenti, magari nella cura di sé, per convincersi della percezione di un miglioramento di medio periodo. Cosa succederà? Vincerà l’ottimismo? C’è da augurarselo, affinché non ci si trovi – come Dante – nel II Canto dell’Inferno e si debba quindi passare da tutti i gironi, prima di riveder le stelle.