La ricerca di meccaniche di promozione sempre nuove inducono i promotori a provare diverse soluzioni e chi, prima o poi, non ha organizzato un concorso con voting?
Quella della partecipazione con caricamento di contenuti votabili dal pubblico, appare sulla carta come una delle meccaniche che offre più vantaggi in termini di engagement: interazione con il brand, coinvolgimento di amici e conoscenti con conseguente viralità e, con essa, aumento di awareness. In un mondo ideale, tutte queste valutazioni positive sarebbero indiscutibili, ma dobbiamo confrontarci, purtroppo, con un mondo di consumer smaliziato e con pochi scrupoli che si è rivelato terreno fertile per il consolidarsi di pratiche ben poco leali, che spaziano dalla creazione di false identità al commercio di voti. È, infatti, ormai nota e diffusa a livello internazionale la pratica di vendere e acquistare i voti. Una pratica iniziata come scambio all’interno di comunità di concorsisti che si è evoluta in un vero e proprio business: con una semplice ricerca su Google è possibile trovare un’ampia offerta di servizi forniti da piattaforme online che vendono pacchetti di voti con veri e propri listini.
Bisogna ammettere che l’affare è proprio ben organizzato: puoi scegliere di comprare voti provenienti dall’Italia oppure provenienti dall’estero, sui social puoi comprare like, follower oppure spettatori per i tuoi video. Non c’è che dire, un’offerta davvero ricca e variegata con un prezzo ben preciso e trasparente per ogni tipo di servizio. Così, puoi aggiungere 100 voti alla tua partecipazione al contest con 16 euro ma puoi anche approfittare delle promozioni quantità e portarne a casa 500 con soli 60 euro. Se, poi, quello che ti serve sono i like dei social, allora puoi scegliere: se vanno bene quelli di profili internazionali bastano 6 euro per comprarne 100, ma se li vuoi europei, allora devi sborsare quasi il doppio.
In questo caso, però, non possiamo puntare il dito contro i furbetti del quartierino italiani, perché il fenomeno è internazionale, con siti spagnoli, inglesi e americani che offrono questi servizi. Al servizio per vincere concorsi e contest che viene pubblicizzato in chiaro ed esplicitamente si affiancano altri mezzi fraudolenti utilizzati per assicurarsi dei voti come, per esempio, le false registrazioni con email temporanee e la creazione di profili falsi sui social con finalità di voto.
A mio avviso, le istituzioni preposte alla tutela della fede pubblica dovrebbero estendere la loro attività di controllo in tutte le direzioni, e tutelare il mercato sia quando sono le aziende a porre in essere azioni che non garantiscono le pari opportunità nei confronti dei consumatori, sia quando sono quest’ultimi a porre in essere comportamenti scorretti e sleali, che oltre a danneggiare gli altri consumatori in buona fede, inficiano gli investimenti – a volte anche ingenti – che le aziende sostengono per mettere in piedi azioni promozionali.
Nel frattempo, comunque, i promotori possono avvalersi di queste meccaniche promozionali con tutti i vantaggi che offrono, adottando alcuni accorgimenti cautelativi, come quello di stabilire che, al di là dei voti ottenuti, ci sia sempre una giuria con l’insindacabile potere di decretare il vincitore.