“Premio per il primo estratto: protesi del seno”. Non si tratta di un’esclamazione provocatoria per attirare la vostra attenzione, ma del claim del concorso indetto da un’associazione di chirurghi plastici in Gran Bretagna, aperto a tutti i cittadini inglesi che, per partecipare, dovevano solo compilare un form. E
non è un caso isolato, visto che sempre più spesso aziende operanti nel campo dei prodotti di bellezza utilizzano i loro account Instagram per pubblicizzare e promettere interventi di chirurgia estetica gratuiti, dai filler facciali e botox, ai ritocchi del seno e persino del fondoschiena. La partecipazione è sempre molto semplice, talvolta basta soltanto una condivisione sul social.
Questa nuova tendenza si è diffusa in tanti paesi e, come in Gran Bretagna, abbiamo trovato concorsi che mettevano in palio interventi estetici negli Stati Uniti, in Perù e persino in Sudafrica. Avviene anche in Italia, dove un noto brand di cura della persona ha rieditato nel biennio 2017-2018 il concorso “Vinci il tuo nuovo look”, che metteva in palio un bonus di 6.000 euro da utilizzare per interventi estetici al seno, labbra, fianchi e occhi. Il consolidarsi di questo tipo di premi s’inquadra in un cambiamento socioculturale diventato particolarmente evidente negli ultimi anni. La cura della bellezza, in ambito sia maschile sia femminile, ha acquisito un ruolo preponderante nei valori della società moderna e gli interventi estetici sono diventati talmente normali da essere approdati nelle logiche del “low cost”. D’altra parte, se è vero che scegliere per le proprie promozioni un premio d’appeal, che incontri i “desiderata” del proprio target, è molto importante per il successo dell’iniziativa, è anche vero che risulta fondamentale non farsi prendere la mano perdendo di vista i rischi cui si potrebbe andare incontro.
Nel caso in analisi, mettere in palio un intervento può esporre il promotore a due tipi di rischi: in primis, quello di danno all’immagine che potrebbe subire l’azienda nell’eventualità di un intervento mal riuscito; in secondo luogo, i rischi legati a potenziali contestazioni legali.
Da un punto di vista etico, hanno ben esposto il problema connaturato in questa tipologia di premi le associazioni e organizzazioni di chirurgia plastica estetica, evidenziando la scorrettezza deontologica insita nel promettere un intervento chirurgico in forza di una competizione e in assenza di una relazione medico-paziente, atta a verificare preliminarmente se la persona sia idonea a subire questo tipo di interventi. Per non parlare dei fattori psicologici, che sono alla base della buona riuscita di una chirurgia plastica. Bene ha fatto, a tal proposito, il marchio italiano nel prevedere la facoltà di scelta dei vincitori di premi alternativi, consistenti in buoni acquisto di pari importo su portali generalisti o per carburante, ma sarebbe auspicabile che le aziende decise a cavalcare questa moda effettuassero delle verifiche normative ad ampio raggio, anche per evitare d’incorrere in potenziali illeciti.