Notoriamente per dire che un legale non si fa capire basta dargli dell’Azzeccagarbugli, il personaggio dei Promessi Sposi simbolo della distanza tra diritto e linguaggio comune. Da sempre diamo per scontata la complessità dei testi giuridici, fatti di riferimenti a commi, articoli e terminologie per iniziati, quando invece la chiarezza della legge dovrebbe essere la norma e permetterebbe di eliminare alla radice molti problemi interpretativi che causano dubbi e complicazioni.
In risposta a quest’annosa questione, alcuni studiosi hanno iniziato a discutere di come il sistema legale potrebbe essere ripensato in termini di linguaggio e di strumenti attraverso l’approccio del design: nasce così il “legal design”, ossia l’arte di realizzare forme di comunicazione e interazione finalizzate al miglioramento delle relazioni e delle procedure legali. Ciò implica un nuovo rapporto di collaborazione e sinergie fra gli esperti di marketing, gli avvocati e i designer dove il design thinking, il visual design, l’user experience diventano nuovi linguaggi che uniscono il mondo del marketing con quello del diritto. Una caratteristica del legal design, infatti, è quella di visualizzare i contenuti legali attraverso sintesi grafiche, infografiche, mappe, schizzi e strumenti interattivi, rendendo così il mondo del diritto chiaro, semplice, immediato, accessibile e comprensibile a tutti. Le metodologie del design offrono un’opportunità per rivedere il modo in cui sono pensati e raccontati i principali strumenti dell’attività legale ovvero documenti, contratti e procedimenti, tenendo conto delle difficoltà e dei bisogni di tutti i soggetti coinvolti. Non è solo una questione di grafica o di estetica: per legal design si intende la creazione di documenti legali intuitivi, coinvolgenti e adatti alle persone che poi li utilizzeranno. Il designer è uno che lavora con la logica e non con l’estetica. Lo diceva Bruno Munari, uno dei padri del design italiano: “se un oggetto è bello è perché è, prima di tutto, buono per l’uso”. Un esempio di legal design è l’adozione di schemi e mappe mentali, analisi dei testi e della grafica con cui sono redatti: si diffondono anche in ambito legale soluzioni che, utilizzando le tecniche grafiche e progettuali, ridisegnano e riprogettano il documento con lo scopo di rendere gli atti prodotti di facile e chiara comprensione, senza sacrificare gli intenti e gli obiettivi espressi.
Altro esempio di legal design è la cosiddetta “proactive law” ovvero la formazione delle persone, in ambito aziendale, affinché operino con il supporto di metodologie e strumenti utili a percepire anticipatamente i problemi, le tendenze o i cambiamenti futuri, al fine di pianificare le azioni opportune in tempo.
Quindi, se volete fare marketing e comunicazione rispettando la legge e i vostri clienti, c’è solo una soluzione: affidate la redazione delle privacy notice, delle condizioni di contratto e dei disclaimer a un legal designer: vedrete che non ve ne pentirete. Solo quando marketing, comunicazione e diritto si incontrano le regole diventano chiare e utili.
Marco Maglio
Avvocato in Milano, nel 2001 ha fondato lo Studio Legale Maglio & Partnes che fin dalla sua costituzione fornisce assistenza legale specialistica a primarie aziende nazionali e a Gruppi multinazionali, ad Enti pubblici e ad Organizzazioni non profit nell’ambito della data protection, dell’adozione di modelli organizzativi e di codici etici, del diritto del marketing, della prevenzione delle pratiche commerciali scorrette nella comunicazione commerciale interattiva, nel commercio elettronico, nel telemarketing e nelle vendite dirette. Nel 2002 ha fondato Lucerna Iuris, network giuridico formato da legali di tutti i paesi dell’Unione Europea esperti di questioni di privacy, marketing e di comunicazione.