Il ritorno di Men in Black nelle sale cinematografiche di tutto il mondo offre uno spunto di riflessione sui modelli di gestione delle cosiddette “franchise” cinematografiche. La serialità a cui Hollywood ha ormai abituato gli spettatori ha prodotto nuove forme di branding – le franchise appunto – che, grazie al loro contatto continuato e più profondo con l’audience, diventano ottime opportunità di associazione per un buon numero di marchi, non solo dal lato del product placement all’interno dei contenuti, ma anche per progetti integrati che includono il licensing.
James Bond è forse il migliore esempio di product placement globale che arriva a scardinare la sceneggiatura del film, facendo bere a 007 una birra Heineken invece del solito Martini Vodka. Anche se i fan possono storcere il naso, è vero che il product placement con una franchise così “lifestyle” si misura nell’associazione con i valori aspirazionali e sul conseguente miglioramento della percezione che il brand ospitato ottiene.
Un motivo analogo ha spinto i produttori di Men in Black a ospitare nientemeno che Paul Smith nello spin off che vede Chris Hemsworth e Tessa Thompson al posto di Will Smith e Tommy Lee Jones alle prese con le forze aliene. Paul Smith ha realizzato i 140 abiti sartoriali su misura per i personaggi principali e per tutto il cast, firmando di fatto il suo primo progetto legato al mondo del cinema di massa. E lo fa raccontando una storia coerente: nonostante gli abiti fossero tutti neri, lo stilista non ha voluto rinunciare ai tocchi di colore, elemento distintivo del suo stile. Fodere colorate sono state quindi inserite negli abiti e, a completare il look, un paio di calze a righe donano un tocco irriverente alla divisa dei nuovi Men in Black. Gli abiti inoltre sono realizzati nello speciale tessuto in lana “Paul Smith – A Suit To Travel In”, che ha una resistenza naturale alla piega, come spiegano le descrizioni della collezione ispirata al film proposta sull’e-store PaulSmith.com e in tutti gli store fisici: abiti, camicie, gemelli, felpe con cappuccio, accessori in pelle, calze e cravatte, il tutto con prezzi compresi tra 50 e 1.400 euro. Lo stesso accade per De Rigo Vision, azienda italiana di occhialeria che vanta licenze globali come Fila o Chopard, e brand propri come Lozza, Sting e Police. Proprio con Police, De Rigo ha realizzato uno speciale modello di occhiali in esclusiva, l’Origins 1 SPL872, unisex, indossato dagli agenti Men in Black in tutta la pellicola, reso disponibile da qualche settimana anche ai clienti De Rigo Vision, con una speciale custodia personalizzata e punto di vendita fisico dedicato. La campagna di sell in è stata particolarmente positiva, sostengono in De Rigo Vision, ma oltre all’aspetto commerciale il vantaggio sta nell’aumento delle opportunità di comunicazione esclusiva e storytelling e dell’esposizione globale ottenute dal brand.
Il product placement esce quindi dallo schermo per entrare tramite repliche in licenza sugli scaffali delle aziende partner, che hanno interesse a investire ulteriormente sulla franchise che li nobilita. È un modello virtuoso che, anche considerato dal lato cinema, non si limita a contribuire al finanziamento della produzione cinematografica, ma massimizza la comunicazione e capitalizza la franchise.