Le recenti celebrazioni per lo sbarco sulla luna portano a riflettere su quanto intercorra tra percepito e conosciuto, tra sogno e realtà. Guardando l’Italia d’oggi, molti sono presi dallo sconforto di un paese lunatico, sempre pronto a cambiare umore e a smentirsi, con un lato oscuro che sembra dominare e splendere più di quello chiaro. Per cercare di capirlo, servirebbe invece un approccio il più scientifico possibile: solo grazie alle osservazioni di Galileo Galilei, che mise a punto il primo cannocchiale, si poté dare ordine a tante false credenze sulla luna, dalla presenza di mari alla sua presunta perfetta rotondità. Essere riusciti ad arrivarci cinquant’anni fa ha rappresentato un successo scientifico e tecnologico, anche se è vero che eventi di grande impatto mediatico possono contribuire a riportare morale e a indurre fiducia, molto spesso rischiano di essere sopravvalutati. Nel 1969 il clima di fiducia negli Stati Uniti ebbe un picco positivo grazie all’impresa della Nasa, ma ciò non arrestò, se non momentaneamente, la crisi, alimentata in modo sostanzioso dall’epilogo della guerra del Vietnam e poi dalle crisi petrolifere. Questo per dire, che spesso siamo portati ad analizzare alcuni accadimenti particolari come emblematici e a sopravvalutarne la portata, confondendo il loro valore iconico e simbolico con il potere effettivo di influenzare gli eventi: possono essere spie di un fenomeno, ma non sono quasi mai le determinanti. Cerchiamo delle scorciatoie mentali, senza investire il dovuto tempo ad analizzare i fenomeni e comprendere cosa stia effettivamente accadendo.
Tornando all’Italia, ancora una volta l’economia stenta a ripartire, la fiducia dei consumatori e delle imprese è in calo, il paese sembra essere sempre in una fase di svolta perenne, con l’effetto di rimanere quasi fermo. Questo sconforto è anche legato al fatto che non si conosca il paese e non si conoscano le sue eccellenze, come racconta bene il rapporto “I.T.A.L.I.A 2019, le geografie del nuovo made in Italy” (quaderni di Symbola), in cui si legge: “La consapevolezza dei nostri punti di forza e la fiducia nelle nostre energie migliori sono il primo passo per affrontare e risolvere i problemi del paese”. Va ricordato che l’Italia è il secondo paese manifatturiero d’Europa ed è tra i primi 5 paesi al mondo per attivo manifatturiero, ha il più elevato numero di pmi esportatrici al mondo, è leader nell’export mondiale per 240 prodotti, è all’avanguardia in Europa nell’economia circolare e nel riciclo, ma nessuno lo sa. Secondo una ricerca Ipsos gli italiani conoscono poco i primati del paese: i cittadini per primi ammettono che non sappiamo raccontarci e che siamo abituati a criticare e a dar peso alle notizie negative.
Raccontare l’operato dell’Italia in positivo con concretezza, restituire i primati delle nostre aziende con simpatia e senza arroganza, illustrare i successi con onestà: questa è una modalità che può ripagare in futuro le aziende e i loro prodotti e che al contempo farà bene al nostro paese.