Circola una vignetta in rete alquanto divertente: “Mia moglie mi ha chiesto perché in casa parlo a bassa voce. Le ho risposto che ho paura che Zuckerberg ci ascolti. Lei ha riso. Io ho riso. Alexa ha riso. Siri ha riso”. Verrebbe da dire che non c’è nulla da aver paura, è tutto sotto controllo. E infatti i giornali strillano titoli come “Apple, dipendenti ascoltano tutto quello che dici a Siri”. È la vita da Cambridge Analytica in poi.
Il fatto di trovare chili di carta nella cassetta delle lettere, con stampati messaggi inappropriati, inutili quando non irritanti, non sembra dare altrettanto fastidio. Per lo meno a molti, perché invece a me di fastidio ne dà parecchio. Ma come? Io cedo, talvolta – è vero! – con leggerezza, dati personali, spunto con slancio la casella della privacy per acconsentire alla profilazione per ricevere realmente quello che mi interessa, e invece continuo a ricevere spam che regolarmente cestino. E quello che è più sorprendente è che gran parte delle comunicazioni indesiderate le ricevo anche da chi – come il mio supermercato di fiducia – dovrebbe sapere ormai che non ho animali domestici.
Andrea Demodena
Dopo la frequenza di Economia e commercio in Cattolica, si iscrive a Lettere Moderne, presso l’Università Statale di Milano, laureandosi a pieni voti con una tesi in storia dell’arte contemporanea. Come giornalista ha collaborato con Juliet, Art Show, Tecniche Nuove, Condé Nast, Il Secolo XIX, Il Sole 24Ore. Dal 2000 si occupa di marketing e promozioni. Dal 2014 è direttore di Promotion.