L’estate passata ha riservato agli italiani non poche emozioni. Il Governo giallo/verde è giunto al capolinea e si è formata, in modo alquanto inaspettato, una nuova maggioranza composta da Pd e Movimento Cinque Stelle, con medesimo Presidente del Consiglio del precedente governo. Pochi giorni dopo nel Pd si è consumata una scissione ed è nato un nuovo partito, che attualmente sostiene la maggioranza. La breve cronaca degli ultimi mesi ci porta a chiederci: come vivono gli italiani questa stagione?
Rimane una fiducia abbastanza diffusa per il Presidente del Consiglio, che supera il 50%, e cala l’attrazione per le forze politiche: coloro che non ripongono più fiducia in nessuno schieramento sono ora il 42%, saliti di molto rispetto ad aprile, quando erano il 25%. Solo il 21% degli italiani ritiene che il paese vada nella giusta direzione, mentre per il 53% appare dirigersi con una certa convinzione verso il baratro. Sempre più forte è la preoccupazione per l’economia e l’occupazione, ma anche per le istituzioni, che non sembrano soddisfare le aspettative dei cittadini. Migliora invece la percezione dell’Europa, che guadagna fiducia e, a parere della maggioranza, saprà prendere la giusta direzione (65%); anche perché è sempre più forte l’idea che non ci sia futuro per il nostro paese fuori dalla Comunità europea (66%) e dall’euro.
In un clima di ridotta fiducia verso il futuro e verso le istituzioni, a chi si affidano i cittadini delle principali economie del mondo? C’è una diffusa fiducia negli scienziati e in coloro che, con fatica e capacità, si dedicano a far migliorare il mondo: i medici e gli insegnanti. Bassa, invece, quella nei confronti della politica, dei governi, e dei pubblicitari (!), di cui si diffida più che dei banchieri.
In questo clima, i brand stanno vivendo il momento da protagonisti, quando riescono a influenzare positivamente la vita dei cittadini.
Lo ha raccontato “Il Salone della csr e dell’innovazione sociale” (tenutosi a Milano l’1 e 2 ottobre scorsi), che testimonia anno dopo anno il progresso verso un comportamento sempre più attento, etico, rispettoso. E lo ricorda anche lo studio “The Most Influential Brands” di Ipsos, che testimonia l’importanza per i brand di non essere indifferenti e di portare avanti con convinzione il proprio punto di vista, con onestà, coerenza, e soprattutto di agire responsabilmente. Se la capacità di essere influenti è spiegata al 12% dalla responsabilità sociale (citizenship nel lessico dello studio), per le marche effettivamente più influenti tale contributo sale al 25%. Sempre di più, per le aziende leader, la responsabilità d’impresa diverrà un modo “di essere impresa” più che un modo “di agire, produrre, restituire”: infatti le aziende che avranno successo saranno quelle che, mentre propongono il servizio o il prodotto più adatto, aiuteranno il consumatore a essere una persona migliore, a offrirgli oltre che un valore d’uso e un valore emozionale, anche un valore sociale.
Cala la fiducia nelle istituzioni cresce l’appeal delle imprese
Andrea Alemanno12/11/2019