Domenica, Milano, Esselunga di via Cena, tra le ore 12 e le ore 13.
Conosco bene il punto di vendita, quindi sono consapevole che dall’ingresso, superato il reparto ortofrutta, devo arrivare fino quasi alla corsia 11 (l’ultima) per il reparto vini, dove acquistare una bottiglia. Certo, visto l’orario accetto la grande affluenza e pure i carrelli lenti di clienti “senza meta”. Non capisco però perché nel traffico delle corsie debbano muoversi anche gli addetti alla vendita, spingendo carrelli e soprattutto transpallet colmi di scatoloni di ogni genere. Vanno dritti all’obiettivo (l’assortimento prodotto sugli scaffali) e se per caso capiti nella loro traiettoria ti devi spostare per non correre il rischio di essere urtato. Ma come? Tu quoque Esselunga? Anche l’ultimo baluardo dell’attenzione al cliente rischia di cadere sacrificato sull’altare dell’efficienza? Me ne devo forse fare una ragione, anche in altri punti di vendita vivo spesso la stessa esperienza “d’acquisto”. Allora cari retailer affermatelo e aggiornate il cliente: “da oggi il traffico di corsia è sostenuto, dare la precedenza ai mezzi di trasporto merce e tollerare l’eventuale cattiva educazione del nostro personale”. Comunque grazie Esselunga per la buona offerta di vini e le etichette in promozione!
Cesare Mercuri
È da sempre un curioso osservatore dei consumi, dei costumi e del mondo della comunicazione. Come architetto si è occupato di exhibition e retail design, materie che ha insegnato al Politecnico di Milano, prima di entrare in Telecom Italia come communication & advertising manager. Oggi come giornalista si occupa di retail e consumi.