Benvenuti nel tempo del senza: niente zuccheri, niente glutine, niente additivi… Gs1 ci dice che sono oltre 13.000 i prodotti alimentari “free from”, quelli cioè che indicano in etichetta l’assenza di un componente e/o ingrediente. Non è un rifiuto del superfluo, ma un modo diverso di pensare e di vivere che ha purtroppo le sue propaggini anche nella socialità: a causa del Covid-19 stiamo imparando ad accettare l’assenza. E gli spazi commerciali stanno pagando questo scotto.
Torneremo ai negozi immaginati nel film “L’alba dei morti viventi” di George Romero che, già nel 1978, immaginava il consumatore medio americano come uno zombie, solo e alienato nelle corsie del supermercato? Sarà nuovamente l’epoca dei “non luoghi” di Marc Augé? Forse a salvare noi consumatori sarà l’ampiezza dell’offerta merceologica che il retailer saprà proporre, per rendere distintivo e attrattivo il suo punto di vendita, vincente rispetto a una concorrenza spesso appiattita sul prezzo. E mentre lo penso, mi dirigo verso il mio supermercato di fiducia, dove trovo il mio Kombucha, tè frizzante e fermentato.
Cesare Mercuri
È da sempre un curioso osservatore dei consumi, dei costumi e del mondo della comunicazione. Come architetto si è occupato di exhibition e retail design, materie che ha insegnato al Politecnico di Milano, prima di entrare in Telecom Italia come communication & advertising manager. Oggi come giornalista si occupa di retail e consumi.