Se durante il lockdown il canale moderno e l’ecommerce hanno continuato a lavorare, sperimentando nuovi approcci e mix per stimolare i consumi a casa e ridurre gli impatti negativi sulle loro vendite, nel canale horeca non è stato possibile, con un calo medio di fatturato del 40% e picchi fino al 50-60% per diverse categorie del beverage. Campagne di propaganda quasi terroristiche con scarsa chiarezza sui reali pericoli – pur nel rispetto delle regole – hanno creato un generale senso di paura e incertezza tale per cui, nel dubbio, i consumatori preferiscono restare a casa, con il rischio che troppi locali finiscano per chiudere e non riaprire più.
Sicuramente le imprese in grave difficoltà per la carenza generale di liquidità e per la pesantezza degli stock non venduti vanno sostenute, in primis con ammortizzatori puntuali ed energici di carattere fiscale per ridare un po’ di ossigeno sia al circolante sia agli investimenti. Ma per la lentezza e l’inefficienza della burocrazia italiana, gli operatori stanno cercando di trovare in autonomia delle meccaniche operative e promozionali per attirare la clientela, considerando che i principali criteri di scelta di un locale post lockdown – la presenza di uno spazio all’aperto, la distanza tra le sedute e l’igiene garantita – impattano tutti negativamente sugli elementi chiave di sviluppo del fatturato: la capacità di accoglienza, la rotazione delle sedute e la consumazione media. Soprattutto nei centri storici e nelle aree urbane di business, svuotati dall’assenza dei turisti e dallo smart working, i locali devono sempre più occupare il suolo pubblico, se disponibile, per recuperare all’aperto le sedute perse al chiuso. E la copertura dello spazio esterno, per il mantenimento della capacità anche durante le stagioni più fredde, potrebbe essere finanziata dalle aziende di marca in proporzione alla brandizzazione coi loro marchi e agli obiettivi di vendita concordati e realisticamente raggiungibili. La rotazione delle sedute va aumentata utilizzando meccaniche promozionali classiche come l’happy hour per i bar, ma applicato con ampiezza e profondità di sconto diverse per riempire tutte le giornate e tutti gli orari, o come l’applicazione dei turni per la ristorazione, ma con fasce di prezzo differenziate, o ancora l’organizzazione di serate tematiche con offerte e proposte sponsorizzabili anche dalle aziende di marca e mirate a target specifici come per esempio le coppie, le donne o gli uomini.
Per aumentare la consumazione media anche i punti di consumo dell’horeca devono essere attrattivi, rivedendo e cambiando frequentemente i loro menu per proporre consumazioni innovative e creative grazie ad abbinamenti originali di prodotti specializzati e selezionati per i quali il consumatore è anche disposto a spendere di più. E infine sarebbe bello, responsabile e vantaggioso nei confronti di tutta la filiera nazionale a monte dei consumi fuori casa che i gestori stessi sostenessero le marche e i prodotti italiani o comunque prodotti in Italia, incentivandone la presenza nelle loro offerte e promuovendone la scelta da parte dei clienti.
Paolo Porcelli
West & Southern Europe commercial director F.lli Branca con oltre 25 anni d’esperienza nel settore del largo consumo, in particolare del Food & Beverage (Unilever, Nestlé, Heineken, F.lli Branca), in ruoli commerciali di senior management sia a livello domestico sia internazionale, con responsabilità multicanale e un background di marketing al servizio delle vendite