Ebbene sì, milioni di italiani beneficiano di un reddito supplementare, che non dichiarano, ma che è tassato e come tale in forma di cespite entra nella casse dello stato. Una magia? No, semplicemente si tratta delle promozioni, l’unica disciplina di comunicazione tassata e soggetta a pratiche amministrative vincolanti e alla legge per via del peccato originale commesso dal Feroce Saladino nel 1936 che generò il regio decreto legge 1933 del 19 ottobre 1938. Le promozioni degli anni ’30 erano ingenue soluzioni per incrementare i primi consumi voluttuari. Fatto sta che, all’epoca, non sempre tenevano fede alla promessa del premio da elargire al vincitore, così vennero chiuse in una rete di leggi e regolamenti, autorizzazioni preventive, colpite da tassazione. Oggi la materia è regolata dal dpr 430 del 26 ottobre 2001 e dalla legge 449 del 27 dicembre 1997. Le pratiche da espletare prima d’iniziare una campagna promozionale sono più semplici di una volta ma la tassazione resta, poiché premi e incentivi continuano a costituire reddito per chi li riceve.
I consumatori finali continuano ad amare le promozioni proprio per quell’extra gain, quel vantaggio aggiuntivo, ma ignorano che sono un reddito assoggettato a tassazione del cui pagamento si fanno carico le aziende che organizzato tali manifestazioni. Promotion ha preso l’iniziativa di inviare una lettera aperta all’ormai ex presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, e ai precedenti ministri dell’Economia e finanze e dello Sviluppo economico per far presente il valore economico e la funzione di rilancio che può avere questa disciplina di comunicazione, soprattutto nel difficile momento congiunturale per l’economia che, più che mai, a ogni livello e in ogni settore ha bisogno d’essere sostenuta. Le promozioni strutturate producono ricchezza non solo economica lungo tutta la filiera, ma anche in termini di creatività. Sono una risorsa per le tante aziende del “made in Italy” che forniscono prodotti e servizi per il sistema premiante. Sono indispensabili alle aziende dell’industria di marca, dei servizi e del retail per conoscere i loro clienti poiché sono una forma di comunicazione a due vie.
Peccato che la lettera aperta inviata alle autorità non abbia avuto nessun risconto. Ribadiamo la necessità che sia riconsiderata la tassazione sulle promozioni premiali così da togliere questo fardello che le penalizza rispetto alle altre discipline di comunicazione, probabilmente meno gradite ai consumatori poiché nulla offrono in più. Le promozioni si basano su un beneficio gratuito. Le aziende hanno bisogno di meno vincoli per innescare un processo di crescita che torni a vantaggio di tutti.
Andrea Demodena
Dopo la frequenza di Economia e commercio in Cattolica, si iscrive a Lettere Moderne, presso l’Università Statale di Milano, laureandosi a pieni voti con una tesi in storia dell’arte contemporanea. Come giornalista ha collaborato con Juliet, Art Show, Tecniche Nuove, Condé Nast, Il Secolo XIX, Il Sole 24Ore. Dal 2000 si occupa di marketing e promozioni. Dal 2014 è direttore di Promotion.