Sfruttando l’aumento di penetrazione ottenuto durante i lockdown, l’ecommerce ha messo il cliente al centro coinvolgendolo a 360 gradi e, interpretando in tempo reale le sue abitudini e il suo stile di vita, è stato veloce a soddisfare bisogni emersi a causa delle restrizioni e a crearne anche di nuovi educando e stuzzicando i consumatori.
Però la comodità del servizio e l’ampiezza degli assortimenti dell’acquisto online non sono sufficienti a soddisfare la consumer experience tipica della fruizione fuori casa né quella dello shopper che visita un punto di vendita fisico. L’horeca ha sempre avuto nella socialità e nella convivialità i suoi punti di forza e di attrazione, ma l’alternanza di chiusure e limitazioni ne ha ridotto le occasioni. La gdo ha sempre garantito la multisensorialità, la scelta e la novità, ma esclusivamente all’interno dell’attività di shopping. Entrambi i canali potrebbero trovare nella convergenza delle loro offerte non solo un vantaggio competitivo verso l’ecommerce ma soprattutto un business incrementale.
Già prima della pandemia, nei supermercati e ipermercati in Italia e in Europa, erano stati aperti angoli bar nelle gallerie e spazi di piccola ristorazione all’interno dei punti di vendita dove si serviva una gastronomia articolata venduta finora solo come take away sia al banco servito sia in quello a libero servizio. Con il ritorno alla normalità si andrà ben oltre una tendenza sperimentale e il fenomeno si potrà consolidare con conseguenze positive in termini di riduzione degli sprechi alimentari e di minore utilizzo di elementi complementari come il packaging.
L’acquisto online non è sufficiente a soddisfare la consumer experience tipica della fruizione fuori casa
A breve anche i locali del fuori casa riapriranno sfruttando al massimo spazi e orari concessi per offrire il meglio della loro experience, ma durante i lockdown hanno trovato nell’home delivery e nel take away un’opportunità di business che, se in un primo momento garantiva la sopravvivenza, successivamente si è trasformata in una leva importante in termini di fidelizzazione del consumatore e riduzione di costi fissi. Inoltre, anche ristoranti, pizzerie, trattorie, perfino alcune tipologie di bar si sono organizzati con banchi per presentare e vendere prodotti gourmet selezionati, caratteristici dell’offerta tipica del locale – vini, salumi, formaggi ecc. – e, digitalizzando l’offerta con modalità di fruizione tipo click & collect, si stanno proponendo come veri punti di vendita di prossimità.
Usciti dalla pandemia, molte abitudini di spesa, di ricerca di prodotti, di preferenze di servizio resteranno acquisite e questa convergenza tra i due canali rappresenta un’ulteriore possibilità di offrire un servizio più completo a un consumatore finale sempre più esigente in termini di qualità intrinseca, molto curioso e disponibile alle novità, con esigenze di consumo specifiche. Inoltre, la possiamo considerare come un’opportunità di sviluppo di prodotti finiti, di semilavorati da usare come ingredienti e di utilizzo di elementi complementari come contenitori ecologicamente sostenibili in cui mettere in vendita la proposta gastronomica.
Paolo Porcelli
West & Southern Europe commercial director F.lli Branca con oltre 25 anni d’esperienza nel settore del largo consumo, in particolare del Food & Beverage (Unilever, Nestlé, Heineken, F.lli Branca), in ruoli commerciali di senior management sia a livello domestico sia internazionale, con responsabilità multicanale e un background di marketing al servizio delle vendite