Sono al supermercato nel momento di picco dell’affluenza e, mosso dalla curiosità, decido di spingermi nel “girone degli abbandonati”. Percorro le corsie con sguardo aguzzo a scovare il prodotto fuori posto, traslocato dal cliente dalla sua dimora d’elezione a un luogo di villeggiatura alternativo, dove si mescola tra famiglie di prodotti diversi, spesso tra gli scaffali più bassi. E così, idealmente, metto insieme una cena a base di carne, frutta e formaggio, aggiungendo un flacone di detersivo che tutto sommato mi suggerisce cosa fare nel dopo cena, che fa capolino tra i sottaceti.
In coda per pagare, sorprendo pure un cesto di insalata nella “residenza” degli acquisti d’impulso, tra merendine e cioccolatini, mentre incrocio lo sguardo consapevole e arreso dell’addetto alla cassa che ben conosce il “girone degli abbandonati”.
Il consumatore, che tanto sbandiera la sua militanza nelle fila degli ambientalisti, dovrebbe fare la sua parte per evitare lo spreco (i prodotti da frigo e da banco abbandonati vengono buttati via), come a casa così nel negozio. Tuttavia anche il supermercato potrebbe intervenire nel suo layout organizzativo, per esempio inserendo in testata di corsia o in prossimità delle casse una specie di “punto di raccolta”, per favorire la ricollocazione dei prodotti. E chissà mai che questo corner non serva per ricordare allo sbadato acquirente di comprare l’insalata segnata sulla lista ma poi dimenticata.
Cesare Mercuri
È da sempre un curioso osservatore dei consumi, dei costumi e del mondo della comunicazione. Come architetto si è occupato di exhibition e retail design, materie che ha insegnato al Politecnico di Milano, prima di entrare in Telecom Italia come communication & advertising manager. Oggi come giornalista si occupa di retail e consumi.