Premesso che chi conta davvero è il signor Peppino, il quale, nei confronti di chi gli offre qualcosa a un certo prezzo, si rivela avido, volubile, irriconoscente e spietato (nel senso che emette una condanna a morte per le marche che lascia sistematicamente sullo scaffale del supermercato), va detto che in tema di inflazione egli ha le idee molto confuse, ma non è il solo. Il signor Peppino, è un “umarel” che colleziona i volantini dell’Esselunga, i più chiari e sistematici (secondo lui) tra tutti.
Peppino ritiene di saper scegliere razionalmente la merce e di conoscere il prezzo delle cose e, in effetti, in parte lo sa, ma non nel senso utilizzato dai retailer e men che meno dagli economisti che invece dovrebbero esserne gli esperti.
Di questi tempi, i prezzi, dopo una intera generazione che non utilizzava più la parola inflazione, sono tornati a salire rapidamente e, in certi casi, brutalmente. Di quanto?
Nessuno lo sa, se ci riferiamo all’insieme di tutti i prezzi, poiché non sappiamo neppure quanti siano i prezzi utilizzati negli scambi economici: quelli delle materie prime di varia qualità, dei beni trasformati intermedi, di quelli dei servizi, dei fattori produttivi, dei beni finali, di quelli scontati, ecc.
Friedrich von Hayek ci ha insegnato che l’informazione è dispersa, costosa da raccogliere e mutevole nel tempo. Quindi ogni produttore, distributore, consumatore conosce solo una piccolissima parte di questa abnorme informazione, ossia quella che egli ritiene utile per prendere delle decisioni. Quella di cui non dispone (ed è tanta!) confluisce invece nella scatola oscura che condiziona il rischio e la bravura imprenditoriale.
Per analogia, i più intelligenti tra tutti, gli economisti, hanno pensato che se i fisici sono stati capaci di calcolare l’impatto di una mela che vi cade in testa sapendo il suo peso, l’altezza del ramo e la vostra, e tutto ciò senza curarsi della dinamica degli atomi che compongono la mela, loro avrebbero potuto fare qualcosa di simile.
Per i fisici questo è il campo della meccanica classica che ha ispirato la macroeconomia degli economisti. Il tutto, trascurando gli individui reali, le loro bizzarre, le loro problematiche!
Concentriamoci, allora, sul significato che assume l’indice d’insieme dei Prezzi al Consumo (Ipc) che è aumentato nel 2022 del 12% e che nel 2023 (forse) aumenterà del 5-6%. E’ un tema interessante? Sì e no. Ai fini delle imprese più no che sì.
Ma torniamo a Peppino che colleziona i volantini dei supermercati, la sua lettura preferita. Egli ha sfogliato quello del 16-31 Dicembre 2021 confrontandolo con quello del 15-31 Dicembre 2023 e ne
ha dedotto che… non può dedurne nulla, ma soltanto utilizzarli per adeguare le sue scelte.
Ha letto che:
- Il Cappone Naturama costa oggi il 33,6% in più
- L’agnello sardo scontato costa il 52% in più
- però il Sushi Christmas costa il 2,5% in meno
- La mezza cappasanta è aumentata dell’ 1,5%
Quindi ha deciso che invece del cappone grasso e colesteroloso si convertirà alla leccornia giapponese con in più le cappesante.
- Ci aggiungerà anche i peperoncini ripieni di tonno a inflazione zero
- Si concederà lo spumante Berlucchi (+4,3%)
- e si concederà un Montalcino (+2,8%) o la birra Menabrea (inflazione zero)
- in più Baci Perugina (0%) e Ferrero Rocher (0%) in quantità
Il pratica il signor Peppino, libero di scegliere, si è costruito la propria inflazione e va dicendo che bisogna usare il cervello, ancor prima di lamentarsi.
Egli, a modo suo, è arrivato alla conclusione di Ludwig von Mises, che diceva che gli indici generali di prezzo “quando funzionano, sono inutili e quando sarebbero utili non funzionano“. Perché?
Perché ciò che conta davvero sono i PREZZI RELATIVI; ovvero se l’anno scorso, rinunciando a 343 gr di baci Perugina, Peppino avrebbe comprato un 1 kg e 168 g di cappone, quest’anno con la stessa rinuncia, i grammi equivalenti di cappone sarebbero 875, in pratica il cappone si è “smagrito” di 293 g, di un quarto, più o meno.
download confronto prezzi esselunga 2021-2022
Non parliamo poi dell’agnello! Niente Baci nel ’21 in cambio di 713 g di buonissimo agnello sardo! Anche quest’anno niente Baci, ma solo 466 g di ciccia saporita, cioè 247 g in meno.
Vale la pena rinunciare ai Baci? Questo lo sa solo Peppino.
Che cosa conclude invece l’economista? Tenuto conto che in Italia ci sono almeno 400 mila prodotti diversi nei supermercati, che ci sono almeno 180 insegne che utilizzano assortimenti e prezzi diversi, e altri punti di vendita, e negozi di scarpe, di abbigliamento, di gioielli e di bricolage, ecc.
Spiegare (non calcolare) quel 12% di Ipc che riassume il tutto è scoraggiante e certamente inutile e forse anche dannoso.
Certo, si è parlato molto di algoritmi e di intelligenza artificiale per calcolare i prezzi ottimali dei supermercati. Ebbene, non c’è periodo migliore di quello attuale per metterli alla prova.
E cosa conclude il retailer? Più o meno quello a cui è giunto Peppino, cioè che l’inflazione ognuno se la costruisce da solo, con l’esperienza, la pratica, la propensione al rischio, l’intuito e anche un po’ di astuzia da tradurre in comunicazione.
È il mercato bellezza!
E quando i prezzi relativi sballano, perché le merci disponibili a breve (e in diversa misura) sono inferiori al potere d’acquisto della moneta in circolazione (e manipolata artificiosamente in passato dalle autorità monetarie) … ognuno per sé e Dio con tutti.