Le riviste professionali sono organi d’informazione qualificata e svolgono anche un ruolo di formazione. Tuttavia non è così scontato che tutti sappiano vedere i nessi fra informare e formare nonché i vantaggi che se ne possono trarre.
In formazione le aziende investono molto (sebbene l’Italia sia nella parte bassa della classifica in Europa). Ci sono corsi di tutti i generi per le molte e diverse posizioni aziendali e c’è una formazione continua obbligatoria per alcune professioni. In genere, la pianificazione e la definizione del budget per i piani di formazione sono nelle mani delle risorse umane, il che è perfettamente coerente con un pensiero di sviluppo della “forza lavoro” volto a migliorare le competenze, a potenziare i talenti, ma anche semplicemente a evitare una pericolosa obsolescenza delle conoscenze che renderebbero i flussi di lavoro inefficienti.
Va però messo in chiaro che queste stesse risorse umane hanno bisogno anche d’informazione qualificata da elaborare e saper riutilizzare per prendere delle decisioni consapevoli, secondo le tecniche di management imparate. Senza informazione qualificata, che mette a disposizione contenuti validi, la formazione si priva di una fonte di cui beneficiare per generare idee e mettere in atto soluzioni.
Informazione e formazione sono ormai inscindibili nel management, lo sono in particolare nel marketing e nella comunicazione che operano in un ambiente estremamente instabile e mutevole. Così, ricerche, approfondimenti tematici, inchieste, interviste sono tutti strumenti validi per portare all’attenzione dei manager contenuti di valore, dove per valore si intendono i benefici che se ne sanno ricavare. Non c’è infatti nulla di automatico. Saper estrarre dai contenuti gli elementi che servono per fare progettualità è un’attività che si apprende.
Se il “giornale in classe” è stata una lodevole iniziativa, che nella scuola superiore ha aiutato gli studenti ad apprendere come fruire dei contenuti, come esercitare il senso critico, come impostare domande, ecco che poi ancora in talune università poco si fa nello spirito dell’enquiry based learning. Un metodo che, in seguito, dovrebbe accompagnare i manager per tutta la loro vita lavorativa.
I giornalisti delle riviste professionali fanno il lavoro preparatorio: indagano un settore, scelgono tematiche, propongono ricerche e studi, scovano i migliori casi, intervistano gli innovatori; ma poi sono i manager che devono riservare tempo alla lettura e all’approfondimento. Un tempo dedicato che risulta vitale, poiché porsi delle domande è il primo passo per capire in quale direzione cercare le informazioni che servono sia a colmare un bisogno di conoscenza sia a ricevere ulteriori stimoli cui dare una direzione.
Leggere le riviste professionali aiuta a imparare, apre la mente ad accogliere, a fare congetture, a stabilire nessi. In pratica stimola una ricerca attiva di soluzioni. Promotion vi offre tre percorsi: scenari, strategie, osservatori per gettare un ponte con la formazione.
Andrea Demodena
Dopo la frequenza di Economia e commercio in Cattolica, si iscrive a Lettere Moderne, presso l’Università Statale di Milano, laureandosi a pieni voti con una tesi in storia dell’arte contemporanea. Come giornalista ha collaborato con Juliet, Art Show, Tecniche Nuove, Condé Nast, Il Secolo XIX, Il Sole 24Ore. Dal 2000 si occupa di marketing e promozioni. Dal 2014 è direttore di Promotion.