Il settore della grande distribuzione sta vivendo un periodo di trasformazioni segnato da un’ondata di fusioni e acquisizioni (m&a) che stanno ridisegnando il panorama competitivo. Le riserve di liquidità superiori al previsto, accumulate durante il periodo pandemico, vengono ora reinvestite per favorire la crescita e le m&a offrono ai retailer un modo rapido per espandersi, soprattutto in mercati saturi o per entrare in nuovi mercati.
Recenti operazioni come la vendita di una parte dei negozi di Groupe Casino a Intermarché, l’acquisizione di SuperCor da parte di Carrefour in Spagna e l’acquisto di quasi 400 supermercati Winn- Dixie e Harveys da parte di Aldi negli Stati Uniti rappresentano solo alcuni esempi di questo fenomeno. Ma quali sono i motivi che alimentano questa tendenza e quali potrebbero essere le conseguenze per i principali attori del mercato, retailer, produttori di beni di consumo e consumatori? Con dimensioni maggiori, i retailer possono negoziare condizioni migliori con i fornitori e parallelamente possono assorbire più facilmente i costi degli investimenti tecnologici, riducendo la pressione competitiva. Con l’aumento dell’importanza delle marche private, le m&a permettono ai retailer di ottenere il volume necessario per raggiungere economie di scala. Di contro i produttori di beni di consumo possono ottenere maggiore efficienza nella distribuzione, oltre a opportunità di collaborazione più profonde con i retailer nello sviluppo di prodotti. Anche i consumatori possono beneficiare di esperienze d’acquisto migliori e di un valore maggiore, grazie all’efficienza operativa e al miglioramento delle condizioni negoziate dalle catene. Tuttavia, i piccoli retailer regionali o indipendenti potrebbero avere difficoltà a competere in un mercato dominato da giganti, con l’effetto di portare a una perdita di diversità nell’ecosistema distributivo. Questo rischio di appiattimento del mercato potrebbe favorire la creazione di oligopoli in alcune aree, riducendo la concorrenza. Per i produttori di beni di consumo, la crescente forza negoziale dei grandi retailer potrebbe ridurre i loro margini e limitare la loro capacità di innovare. Infine, i consumatori potrebbero vedere una riduzione della varietà, con un aumento dei prezzi nel lungo termine se la concorrenza dovesse diminuire.
L’attuale ondata di m&a è dunque un’arma a doppio taglio. Da un lato, la maggiore scala e le efficienze possono snellire l’industria, ridurre gli sprechi e offrire valore ai consumatori. Dall’altro, se il potere acquisito viene utilizzato esclusivamente per incrementare i profitti, il rischio è di avere un mercato meno competitivo, con minore innovazione e una riduzione delle opzioni disponibili per i consumatori. Il successo dei retailer che fanno acquisizioni dipenderà dalla capacità di mantenere un focus centrato sullo shopper, riuscendo a far scalare la propria offerta creando efficienze e adattandosi ai nuovi localismi. Per questo la vera sfida è nell’utilizzo del dato, per interpretare ciò che i consumatori hanno da dire e agire.