La care economy è diventata per le aziende un’attività strategica che permette di produrre importanti vantaggi che a partire dal benessere dei dipendenti ricadono su tutto l’ambiente lavorativo e all’esterno sull’intera collettività.
Le aziende che pongono i dipendenti al centro delle proprie strategie non solo favoriscono un ambiente di lavoro sano, contribuendo a creare un clima aziendale positivo e attrattivo per nuovi talenti, ma ottengono anche risultati migliori nel raggiungimento degli obiettivi prefissati. I dipendenti soddisfatti diventano i primi ambasciatori dei messaggi che una società vuole diffondere. Lo scopo primario è sempre quello di generare un impatto positivo verso la comunità aziendale, non solo quella interna, intesa come dipendenti, ma coinvolgere in modo allargato anche la comunità esterna, ovvero le famiglie dei lavoratori, in quanto l’aiuto reso al dipendente nella conciliazione tra vita (gestione della famiglia) e lavoro è fondamentale per il benessere psicofisico e l’ottenimento di migliori risultati.
Quando si parla di care economy si introducono tre figure chiave: l’hr manager (chi è garante del servizio e lo introduce in azienda); il caregiver (chi si prende cura di un familiare da assistere) e il care manager (che assiste il caregiver e lo supporta nelle sue necessità). L’hr manager è cambiato nel tempo come figura e come ruolo. Oggi è sempre più formato e sensibile su questi temi, si allontana dalla figura di amministrazione del personale e diventa a tutti gli effetti per l’azienda il gestore del capitale umano. Ed è a questa sua nuova sensibilità che si deve l’attenzione e la crescita della care economy. Il caregiver è colui che dedica parte del suo tempo a una persona che necessita di cure e assistenza. Il care manager è la figura nata in azienda per seguire le problematiche che affrontano ogni giorno i caregiver fornendo ascolto, conforto e soluzioni pratiche e concrete indicando e attivando i servizi richiesti, quasi sempre forniti da specialisti esterni, ormai tantissimi in ogni settore.
Il risvolto per l’azienda è evidente: attraverso una comunicazione aperta e onesta, feedback costruttivi, ascolto attivo, supporto fattivo, si influenza positivamente l’ambiente di lavoro, si incoraggiano valori come il rispetto, l’integrità e la collaborazione. La soddisfazione del dipendente non si limita solo al benessere fisico, ma comprende anche e soprattutto l’aspetto mentale. Le aziende che investono in programmi di formazione e sviluppo, con opportunità di mentorship e percorsi di carriera personalizzati, favoriscono l’apprendimento continuo e la crescita professionale, ma rispondere alle reali esigenze dei collaboratori aumenta la loro motivazione e produttività.
La care economy affronta sfide cruciali come l’invecchiamento della popolazione, osserva e monitora l’aumento delle malattie croniche professionali e risponde a ogni necessità di supporto alle persone con disabilità e alle famiglie che necessitano di assistenza. Trattenere i talenti e attirarne di nuovi diventa più facile in un ambiente che valorizza il benessere dei dipendenti. Questo approccio crea un circolo virtuoso in cui la crescita dei dipendenti alimenta quella dell’azienda stessa. Investire nelle persone non è solo una questione etica, ma anche strategica.