Con la tecnologia che porta cambiamenti epocali nel mondo del marketing, non sentite anche voi ogni tanto il bisogno di fare il punto della situazione? E quale migliore occasione se non la classica usanza di stilare bilanci dell’anno passato e identificare i trend di quello nuovo?
Cominciamo dai media: il 2018 è stato l’anno in cui si è capito che, per esempio, il grande schermo non è per niente morto soppiantato dalla pervasività fisica del mobile, grazie al nuovo periodo d’oro delle smart tv. È stato anche l’anno in cui forse sono passate alcune sbornie riguardanti il digitale e ci si è resi conto che non è tutto oro ciò che luccica con gli influencer, tra dubbi di autenticità dei numeri e di efficacia generale. In compenso, Amazon sta emergendo sempre più come piattaforma pubblicitaria, al di là dell’ecommerce, registrando la crescita di advertising revenue più alta tra i big. A proposito di big, Facebook sta inanellando problemi in successione, sia nella sfera pubblica e politica, con l’incapacità ormai conclamata di prendere provvedimenti efficaci contro fake news e utilizzo poco chiaro dei dati, sia nell’ambito più strettamente professionale, con perplessità crescenti sulla sua efficacia come medium. In compenso Instagram e Whatsapp stanno molto bene e paiono rimanere per ora immacolati dai guai della casa madre.
Per quanto riguarda le agenzie, i grandi gruppi della comunicazione hanno cominciato le grandi manovre di riorganizzazione della propria offerta, tra mega fusioni come quella tra Wundeman e Jwt, e ridefinizione del mercato di competenza. Il 2019 promette di proseguire in maniera decisa su questa strada, ma c’è da capire se le grandi firm di consulenza come Accenture faranno il grande passo di acquisto di uno dei gruppi top. La grande sfida, per tutti, è riuscire a coniugare capacità di lettura e interpretazione delle miriadi di dati potenzialmente a disposizione con l’abilità creativa di generare idee che abbiano la forza di ergersi al di sopra del frastuono di fondo e che facciano crescere veramente i brand. Sfida aperta soprattutto da un punto di vista culturale, perché le strutture (e le persone) nascono sempre da ambiti separati e, per quanto si provi a farlo, pare che manchi ancora la formula magica per riuscire a integrarle. Passando all’ambito tecnologico, quello più volatile per definizione, non abbiamo ancora ben capito come l’intelligenza artificiale impatterà il nostro mondo e per adesso possiamo solo fare qualche esercizio predittivo. Abbiamo forse intuito, invece, che la realtà aumentata non è, per ora, la nuova Mecca del marketing, dato che cominciano a esserci in giro alcuni cadaveri (si vedano le difficoltà di Blippar e della promessa della visual search, che tecnologicamente non è ancora una passeggiata, virtuale o meno). Mi sono limitato a un volo di uccello su alcuni aspetti che ritengo dirimenti, ma se vi va, provate a scrivermi la vostra idea di quello che il 2018 ha lasciato di significativo per il marketing e quello che vi aspettate per l’anno nuovo, e continueremo il discorso nei prossimi appuntamenti.