L’azienda romana ha anche adottato un nuovo payoff, con il quale vuole sottolineare che dietro a ogni progetto c’è un lavoro enorme di creatività, di soluzioni tecniche, di responsabilità per l’ambiente e per la qualità
Eurodisplay Design In Progress ha scelto un nuovo payoff, “more than you expect”, per distinguere i suoi primi trent’anni di crescita; non un atto di autocompiacimento, sebbene i successi meritino una celebrazione, ma una ridefinizione d’identità e di posizionamento che il naturale passare del tempo richiede. Ci sono però elementi che non mutano. Il nome Eurodisplay, sul finire degli anni ’80, voleva dare senso a una promessa di dimensione (l’Europa) partendo da una radice concreta, il display (ovvero l’interfaccia fra brand e consumatore), e oggi l’azienda ha dimensioni internazionali, lavora con multinazionali nel settore del mass market, ma anche con grandissime aziende del lusso che hanno il mondo intero come orizzonte. Anche il termine display potrebbe sembrare limitativo se considerato nella vecchia accezione di facilitatore delle vendite. “Eurodisplay Design In Progress – spiega Andrea Tempesta, architetto e membro del board direttivo – ha vibranti antenne per percepire i cambiamenti e ha la capacità di assecondarli; anche il punto di vendita è cambiato, tutto è diventato una sorta di rappresentazione scenica per far provare esperienze al consumatore. Dunque, il nuovo payoff vuole sottolineare che dietro a ogni progetto c’è un lavoro enorme di creatività, di soluzioni tecniche, di responsabilità per l’ambiente e per la qualità. Un sintetico messaggio che afferma la volontà dell’azienda di andare oltre la semplice soddisfazione dell’esigenza espressa dal cliente. Il design rappresenta il cuore del lavoro di Eurodisplay Design In Progress, ma va capito il vero senso di questo termine inglese, che significa progettazione e che molti confondono con il risultato finale, il prodotto. Fare design richiede un processo che va avanti per fasi: dal capire i bisogni del cliente e interpretare il suo brief al trovare la soluzione ideale e realizzarla, nonché renderla disponibile, facendo anche ricerca su tendenze e preferenze dei consumatori, analizzando le tipologie di vendita e la loro evoluzione”.
L’azienda detiene oltre 20 brevetti che rendono eccellenti le sue soluzioni di design, garantisce un processo di lavoro in modo da rendere effettivo il time-to-market del cliente, è certificata Iso 9001 per essere consonante con le aspettative dei clienti. “La nostra struttura organizzativa – sottolinea Tempesta – fa perno su tre macroaree: progettazione, produzione, logistica. Per tutte non si può più prescindere dalla responsabilità per l’ambiente. L’economia circolare impone ormai a tutti di considerare i materiali non solo nella fase di progettazione e di realizzazione, ma in tutto il loro ciclo di vita, anche quando termina la loro funzione sul punto di vendita. Recuperare i materiali e immetterli, per quanto possibile, in un circolo virtuoso di rigenerazione e di riutilizzo è di fondamentale importanza”. Tutte le grandi aziende hanno l’obbligo del bilancio di sostenibilità (economica, ambientale, sociale) ed Eurodisplay Design In Progress ha sviluppato soluzioni adeguate: l’azienda produce display con materiali totalmente riciclabili e adottando soluzioni progettuali attente a tutti i risvolti green della supply chain. Il Green Lab di Eurodisplay Design In Progress ha creato il Never Ending Display, una soluzione che mette in moto un circolo virtuoso dando agli espositori la possibilità di rinascere praticamente all’infinito. Questo tipo di approccio fa sì che l’azienda sia considerata dai propri clienti come un partner e non semplicemente come fornitore. E in questa direzione va anche la creazione di una specifica Strategic Business Unit. “La struttura di Eurodisplay Design In Progress – dice Luca Stella, ingegnere membro del board – è naturalmente cambiata per rispondere soprattutto alle esigenze di grandi clienti; così abbiamo creato una unità che dialoga con le controparti nelle aziende, che pensa e agisce secondo le loro logiche. Capire le esigenze e saperle trasformare in soluzioni che superano le aspettative è il nostro modus operandi”. Visitando la vasta sede di Eurodisplay Design In Progress, a Roma, si ha la percezione fisica dell’efficienza organizzativa. Il compito della Strategic Business Unit è quello di gestire e tenere sotto controllo il flusso delle attività per ogni cliente e per ciascuno dei progetti, coordinando le divisioni specializzate. Servendo clienti in settori molti diversi fra loro, con un’altrettanto grande varietà di esigenze per punti di vendita specializzati, Eurodisplay Design In Progress ha infatti separato le specializzazioni per dare loro maggiore profondità di know-how, ma le raccorda poi attraverso la Strategic Business Unit, offrendo al cliente l’opportunità di avere un interlocutore unico. Se l’apporto della creatività è visibilissimo nel display, ci sono aspetti della consulenza strategica, del modo razionale di progettare, del controllo dei costi, del governare tutti i processi che non sono d’immediata percezione e vanno spiegati. “Per assecondare le esigenze dei clienti – dice Fabio Battista, architetto e membro del board direttivo – bisogna conoscere bene anche i punti di vendita, che ormai sono punti di relazione; è in questo contesto che i display dovranno agire. Il concetto stesso di display e del suo ruolo è molto cambiato: è diventato un touchpoint di relazione, di empatia, di comunicazione. Il display (ce ne sono di tantissimi tipi) non è solo una struttura funzionale e in linea con lo stile del brand e con il suo universo simbolico, ma deve essere anche in sintonia con l’ambiente dove è collocato. Oggi, il display è soprattutto un dispositivo polivalente, deve porsi in relazione con i clienti, deve essere capace di dare informazioni, ma soprattutto deve attrarre, intrattenere e suscitare emozioni”.
Il pensiero forte di Eurodisplay Design In Progress è che estetica e tecnologia vanno di pari passo con l’innovazione e con la capacità di progettazione on demand. L’esempio più probante è quello di Visual Trays, un sistema di comunicazione video sullo scaffale personalizzato per le esigenze del punto di vendita. Coperto da brevetto che non ha eguali, il sistema permette di proiettare attraverso un monitor filmati scelti da chi gestisce il negozio e conosce perfettamente la propria clientela. “La personalizzazione, fin nel minimo dettaglio – sottolinea Tempesta – non è l’ossessione dei grandi brand del lusso, ma un bisogno sentito da qualunque brand, così come le soluzioni a zero impatto ambientale accomunano tutti non meno del bisogno di una logistica integrata che consenta di abbassare i costi di gestione, magazzinaggio e distribuzione”. Ed ecco dunque l’importanza strategica della supply chain per raggiungere gli obiettivi di razionalizzazione, funzionalità e risparmio di tutto il processo produttivo. “Il segreto – conclude Tempesta – sta nel disegno di ciascun display: poiché tutto deve essere progettato in modo da divenire la soluzione ottimale secondo ben definiti parametri che sono specificati nei capitolati, ogni progetto deve essere il best in class per razionalità di costi in funzione degli standard di qualità da rispettare, deve essere a basso impatto ambientale in base a livelli di riciclabilità stabiliti, deve essere facile da gestire in termini di spedizione, montaggio sul punto di vendita e ritiro”.
Andrea Demodena
Dopo la frequenza di Economia e commercio in Cattolica, si iscrive a Lettere Moderne, presso l’Università Statale di Milano, laureandosi a pieni voti con una tesi in storia dell’arte contemporanea. Come giornalista ha collaborato con Juliet, Art Show, Tecniche Nuove, Condé Nast, Il Secolo XIX, Il Sole 24Ore. Dal 2000 si occupa di marketing e promozioni. Dal 2014 è direttore di Promotion.