Quanto parlare si è fatto durante gli ultimi mesi di cashback di Stato, quell’espediente attraverso il quale il Governo restituisce ai singoli cittadini una parte della spesa effettuata utilizzando pagamenti elettronici. Le contropartite di queste restituzioni, a torto o a ragione (non spetta a noi in questa sede giudicare) sono diverse: fra queste la lotta all’evasione fiscale e il sostegno dei punti di vendita con conseguente tentativo di bilanciamento dei consumi in contrapposizione all’impennata registrata dagli ecommerce in questi mesi. Incuriosisce il fatto che di cashback si sia iniziato a parlare diffusamente solo da dicembre dell’anno scorso, perché è un sistema che esiste già da tempo, il marketing è un po’ che lo ha sdoganato e di sicuro non è una invenzione del nostro Governo.
Le politiche governative sono andate ad attingere a un meccanismo già ampiamente utilizzato nel marketing
Il “rimborso”, infatti, è una forma di risparmio nata quasi quindici anni fa negli Stati Uniti, dove oggi, così come in Inghilterra e in Spagna, è un sistema ampiamente diffuso e in fortissima crescita. Il cashback nasce come iniziativa privata che, con l’obiettivo di mantenere fidelizzati i consumatori e di conquistarne di nuovi, riconosce loro una percentuale di devoluzione sui propri acquisti. Nel senso tradizionale del termine, viene proposto in due modalità distinte: da un lato mediante la creazione di piattaforme di affiliazione che riescono ad aggregare migliaia di punti di vendita online e offline, dall’altro come iniziativa dedicata di singole aziende che promuovono uno o più prodotti mediante la promessa di un rimborso che, talvolta, può essere anche integrale, configurando quindi una promozione della tipologia “provami gratis”. Questa seconda modalità è particolarmente interessante come forma di promozione per le aziende, in quanto offre una singolare e comoda alternativa alle operazioni a premio e una più facile gestione delle politiche di sconto.
Mediante il cashback le aziende possono premiare tutti i clienti, offrendo loro uno sconto differito con un rimborso successivo all’acquisto, riuscendo a ridurre enormemente le difficoltà organizzative e burocratiche che si dovrebbero sostenere in caso di mediazione dei punti di vendita per l’anticipazione degli sconti. Inoltre, con questo strumento le imprese riescono a soddisfare maggiormente i propri consumatori che, mediante la percezione del rimborso in denaro, hanno una sensazione di “guadagno”. Infine, rispetto alle operazioni a premio, il cashback presenta il vantaggio di non essere soggetto a oneri fiscali. Nonostante i molteplici vantaggi che offre il cashback, in Italia come tecnica di marketing e diffusione delle piattaforme è ancora agli albori (anche se in costante incremento), mentre come strumento d’uso politico il nostro Governo risulta all’avanguardia rispetto agli altri paesi europei.
Sicuramente le tecniche di mercato trarranno giovamento dal cashback di Stato, grazie al quale il meccanismo del rimborso sugli acquisti ha raggiunto velocemente notorietà e awareness fra i consumatori, ma di certo il marketing resta a credito nei confronti della politica che sempre più attinge dalle sue strategie suggerimenti, spunti e strumenti per offrire soluzioni, ma anche per conquistare audience e seguaci.