Se vi è mai capitato di organizzare una festa, avrete sicuramente ben presente quella fase creativa dell’ideazione e progettazione con l’individuazione del tema, l’allestimento del luogo dell’evento, l’organizzazione degli intrattenimenti, la messa a punto della scaletta musicale. Il menù e il catering. Quella fase in cui l’adrenalina è al massimo. Ma poi, al termine della festa, restano le cose da mettere a posto, gli ambienti da pulire, i conti da saldare. A questo punto il divertimento è finito e tutto quello che viene in questa fase, se potessimo, lo salteremmo a piè pari. Vi suona familiare? Un po’ così accade anche quando si organizza un concorso a premi.
Dal punto di vista degli adempimenti normativi, la fase di chiusura di un concorso ha tanta importanza quanto quella preliminare
All’inizio viene coinvolto l’intero team e sono messe in campo tutte le risorse possibili per organizzare un concorso con i fiocchi, motivati dal raggiungimento degli obiettivi, e poi, una volta centrato il bersaglio e individuati i vincitori, si è pronti a passare ad altro trascurando tutto quello che viene dopo l’assegnazione dei premi, nello specifico la verbalizzazione della chiusura e l’invio al Ministero. Occorre, invece, fare attenzione perché, dal punto di vista degli adempimenti, questa fase ha tanta importanza quanto quella preliminare della regolamentazione, della stipula della fidejussione e dell’invio al Mise, perché è quella attraverso la quale le autorità possono esercitare il loro diritto/dovere di controllo sull’effettivo rispetto degli obblighi assunti dai promotori con la promessa pubblica.
La normativa italiana sui concorsi a premi, ritenuta da tanti complessa e farraginosa, è in realtà – secondo il mio punto di vista – una delle più complete e corrette che abbia incontrato nella mia pluriennale esperienza di concorsi internazionali. Fatta eccezione per qualche anacronismo (come quello dell’obbligo del server allocato in Italia che oramai sarebbe ora di superare, ma che deriva da “interpretazioni” della normativa più che dalla normativa stessa), se analizziamo approfonditamente gli articoli del dpr. 430/01 possiamo riscontrare una quadratura saggia e talvolta persino affascinante nell’inanellamento dei principi e dei diktat volti, fondamentalmente, a tutelare la fede pubblica e i destinatari della promessa. È in questa ratio che si colloca anche l’obbligo di chiudere i concorsi, adempimento che riscontriamo in pochissime altre legislazioni.
Eppure, è solo con una procedura normata di chiusura che si può esercitare un controllo sull’effettivo rispetto della consegna dei premi vinti ed è con l’obbligo di devoluzione dei premi non assegnati alle organizzazioni non lucrative che si può evitare, in qualche modo, la speculazione di una finta promessa da parte dei promotori. Se dal punto di vista dei promissari la chiusura è il procedimento di controllo della tutela dei loro diritti, da un punto di vista dell’interesse del promotore occorre ricordare che la chiusura è propedeutica al recupero delle somme vincolate a garanzia del montepremi o al riaccredito delle somme nella fidejussione cumulativa. Il mio consiglio è quello di chiudere i concorsi il più presto possibile e di non dimenticare che si tratta di un adempimento di legge che, se non rispettato, può dar luogo a una sanzione per manifestazione vietata.