Ancora incerte ma comunque in crescita le stime degli investimenti media e della pubblicità per il 2023: tra il +1,8 ed il +2,4% (l’anno è ancora in corso) rispetto al 2022 e un fatturato da 8,9 miliardi di euro. A dirlo è la rilevazione del Centro Studi Una – Aziende della comunicazione unite, che prevede un incremento degli investimenti soprattutto nel settore del digitale, che si conferma driver con oltre 4 miliardi di euro (tra +3,2% e 3,95% rispetto al 2022). Segue la tv, con una raccolta superiore ai 3,4 miliardi di euro, che potrebbe chiudere l’anno in pari con l’andamento del 2022 (trainante grazie ai Mondiali) oppure registrare un – 0,5%.
La classifica vede poi la radio (+1,9%), che raggiunge 415 milioni di euro, il cinema (+10,7) e l’out of home advertising (tra +13,1 e 14%) che si riallinea lentamente alle performance pre pandemiche. Stime negative invece sono riservate a quotidiani e magazine che subiscono un’ulteriore decrescita: in entrambi gli scenari i quotidiani perdono circa il -3,5% e i periodici tra il -2,2% e il -2,6%, fermandosi a investimenti pari a 231 e 186 milioni di euro.
Quest’anno è mancata la tradizionale lettura della media inflation per accendere un riflettore sull’advanced tv, che include sia la televisione lineare sia on demand, e vale 459 milioni di euro, circa il 9,4% degli investimenti totali di videocomunicazione con una crescita del +18,4% rispetto al 2022. “Saper cogliere i segnali emergenti – ha detto Federica Setti, portavoce di Una Media Hub – ci permette di allargare lo sguardo su componenti sempre più centrali nelle scelte di planning degli investitori pubblicitari”. L’omnicanalità è ormai alla base del media mix e i numeri lo evidenziano: il video è il formato dominante e raccoglie quasi 5 miliardi di euro: oltre un investimento su due viene infatti speso su tv (40,2%), video online (14,4%), video ooh (0,9%) e cinema (0,1%).