Qualche dato (su fonte Istat e Registrar/Icann), su un totale di 4,4 milioni di imprese di tutte le dimensioni e considerando i vari settori, quelle che hanno un sito web sono circa il 75%. Di queste, 170.000 hanno un ecommerce; 30.000 siti fanno invece capo a liberi professionisti. Non c’è di che gioire giacché l’Italia è negli ultimi posti della classifica dell’Ue (dati Eurostat) quanto a diffusione del digitale, disponibilità di connessioni stabili e veloci (banda larga), competenze informatiche.
Questi sono dati che, per fortuna, cambiano di giorno in giorno, tuttavia per raggiungere gradini più alti ci vorrà molto tempo. Anche le aziende b2c che hanno un sito non ne sfruttano tutte le potenzialità, si tratta ancora di siti-vetrina che consentono all’utente poca interazione (rarissime le possibilità di dialogo diretto per avere assistenza e consigli). Talvolta si tratta di siti non progettati in modalità responsive per cui l’accesso da smartphone risulta molto meno performante e gradevole rispetto al collegamento con pc (peccato che il 33,8% delle famiglie italiane non abbia computer o tablet a casa).
Per le aziende b2b la possibilità di avere nel sito aree riservate o soluzioni finalizzate all’interazione in tutta sicurezza con la propria rete commerciale è ancora considerata un’opzione costosa, di difficile gestione (rinunciando così a campagne incentive online e a progetti di motivazione). L’Osservatorio Innovazione Digitale nelle pmi pur evidenziando, sulla spinta del Covid, una crescita dello smart working, mette in luce tutte le altre carenze dell’area digitale (mancanza di strategia, competenze, sicurezza, capacità di analisi dei dati e proficuo utilizzo).
Dell’arretratezza fa parte non solo la staticità e poca usabilità dei siti, c’è anche carenza di contenuti per intrattenere e trattenere i visitatori, per convertire il loro interesse in atti vantaggiosi per l’azienda (dagli acquisti alla fedeltà consapevole) tanto quanto per loro.
Molte imprese anche della gdo si limitano a inviare messaggi di offerte speciali scontate. Le aziende del largo consumo inseriscono nel sito alcune meccaniche promozionali. Comunque veramente poco rispetto alle potenzialità offerte dalla tecnologia.
Ma che uso fanno le persone dello smartphone di cui sembra non riescano più a separarsi? Scroll infinito di quel che passa sui social, invio di messaggi, telefonate, giochi (il gaming appassiona veramente). Ancora minimo (rispetto al resto d’Europa) l’accesso ai servizi bancari, alla pubblica amministrazione. In crescita gli acquisti online dopo aver passato in rassegna diverse proposte. Quello che appare sembra una enorme perdita di opportunità, tuttavia la competenza informatica non si acquisisce in poco tempo (e la scuola non aiuta).
Le promozioni hanno un compito da assolvere: aumentare le campagne online cercando di trascinare una crescita della fruizione con proposte imperdibili, aiutando anche i meno digitali a cogliere opportunità. Nel digitale si vince insieme.