Nell’attuale scenario tecnocentrico, dove le tecnologie esponenziali stanno dimostrando tutto il loro potere dirompente, sia dal punto di vista sociale sia da quello economico, i modelli di intelligenza artificiale (Ai) stanno rivoluzionando anche la sfera del marketing, cambiando il modo in cui le aziende si rivolgono ai clienti e promuovono i loro prodotti e servizi. Questa nuova fase, alimentata dalla potenza dei modelli di Ai, sta aprendo le porte a infinite opportunità, ma presenta anche sfide e dilemmi etici senza precedenti.
Da un lato, i modelli di Ai offrono alle aziende una vasta gamma di strumenti per l’analisi dei dati, la personalizzazione delle offerte e l’automazione dei processi. Questo consente di comprendere meglio i clienti, predire il loro comportamento e sviluppare campagne pubblicitarie mirate come mai prima d’ora. I modelli di Ai sono in grado di elaborare enormi quantità di dati in tempo reale, consentendo alle aziende di adattare rapidamente le proprie strategie di marketing in risposta alle tendenze e alle esigenze del mercato. Un esempio lampante è l’utilizzo di chatbot basati su Ai che forniscono assistenza ai clienti in modo immediato e 24/7. Questo non solo migliora l’esperienza del cliente ma riduce anche i costi operativi delle aziende.
D’altro canto, i modelli di Ai presentano sfide significative in termini di privacy e sicurezza dei dati. L’accumulo di enormi quantità di informazioni personali solleva interrogativi sulla protezione dei dati e sulla trasparenza nelle pratiche di raccolta e utilizzo delle informazioni dei clienti.
Il dibattito sull’eticità dell’utilizzo dell’Ai nel marketing è destinato a crescere, poiché le aziende cercano di bilanciare il desiderio di sfruttare le opportunità offerte dalla tecnologia con la necessità di rispettare la privacy e i diritti dei consumatori.
Inoltre, l’Ai solleva preoccupazioni in merito alla perdita di posti di lavoro. Se, da un lato, l’automazione dei processi di marketing contribuisce a migliorare l’efficienza, dall’altro sta mettendo a rischio molte posizioni tradizionali. Già negli anni ’30 del secolo scorso, John Maynard Keynes affrontò il concetto di disoccupazione tecnologica nel suo saggio “Possibilità economiche per i nostri nipoti”. Noi, che siamo i nipoti citati nel saggio, stiamo toccando con mano l’impatto della tecnologia sul mondo del lavoro ma abbiamo anche l’opportunità di avventurarci verso orizzonti impensabili ai tempi di Keynes.
I modelli di Ai possono essere utilizzati come potenti acceleratori cognitivi, quando ci alleggeriscono dai compiti più semplici e ripetitivi, lasciandoci più tempo per attività con maggior valore aggiunto, ma possono anche portare a un pericoloso impigrimento cerebrale, qualora si decida di delegare a questi modelli gran parte delle nostre attività.
Alcune ricerche tendono a ipotizzare che il quoziente intellettivo medio della popolazione stia diminuendo proprio a causa dell’utilizzo intensivo dei sistemi informatici. Per esempio, un’analisi di circa 730.000 risultati di test del Qi, condotta dal Ragnar Frisch Centre for Economic Research in Norvegia, ha rivelato che l’effetto Flynn (un aumento generale del Qi nel tempo) ha raggiunto il picco per le persone nate intorno alla metà degli anni ’70 e ha poi registrato un calo significativo da allora.
In sintesi, il rapporto tra marketing e modelli di Ai è un terreno fertile per l’innovazione e la crescita delle aziende, ma richiede una gestione attenta e responsabile. L’equilibrio tra l’uso dell’Ai per migliorare l’esperienza del cliente e la protezione della privacy è una sfida che richiede l’attenzione costante di aziende, regolatori e clienti. Il marketing del futuro sarà senza dubbio guidato dall’Ai, ma solo attraverso una collaborazione responsabile e consapevole potremo garantire che questa rivoluzione sia davvero benefica per tutti gli attori coinvolti.
Massimo Giordani
Marketing strategist e innovation manager, è presidente dell'Associazione Italiana Sviluppo Marketing, fondatore di Time & Mind e docente a contratto presso l'Università di Torino. Appassionato studioso delle implicazioni socioeconomiche che l’innovazione tecnologica comporta, ritiene fondamentale promuovere una cultura digitale fortemente contaminata da elementi umanistici