19 Crimes gioca fuori dalle regole

Chiunque può far parte della storia, scriveva Oscar Wilde. Detto fatto, ha risposto Treasury Wine Estates, una delle aziende vinicole più grandi al mondo (quotata all’Australian Securities Exchange) che ha deciso di lanciare la linea di vini 19 Crimes dedicata a 19 criminali deportati nelle colonie penali australiane. Pionieri e fuorilegge hanno infatti contribuito a fondare e forgiare il nuovo paese.

Nell’Inghilterra del 1800, 19 erano i crimini per cui era prevista la deportazione nelle colonie penali in Australia. Accanto a furti, ricettazione di merci rubate, rapine, c’erano anche crimini che oggi sembrano bizzarri, per esempio travestirsi da egiziano o rubare o distruggere radici, piante e cespugli. La deportazione avveniva con navi in cui le condizioni di vita e di navigazione erano tali per cui la maggior parte dei condannati moriva di malattia o per le condizioni meteorologiche avverse. I corpi erano dispersi in mare. Ma i più duri, quelli che riuscivano a sopravvivere alle peggiori avversità della traversata, sapevano che ad attenderli c’era un nuovo mondo. E a celebrarli, oggi, la collezione di vini.

La tag line di 19 Crimes è “Or don’t”. “Sorridi. Annuisci. Concorda. Fai la solita vita ogni giorno. Torna a casa. Guarda la tv. Lasciati guidare. Segui la massa. Fai quello che si aspettano. O NO”. Un messaggio chiaro e forte, tanto che è scritto in maiuscolo. Vini che celebrano i criminali, o meglio le persone costrette a lasciare tutto per finire letteralmente dall’altra parte del mondo, talvolta puniti in maniera sproporzionata rispetto al crimine commesso.

Vino ed etichetta, che riporta le foto reali dei delinquenti, sono dedicati a ognuno di loro e al loro punto di vista. Inquadrando infatti un qr code è possibile leggere la loro storia e viverla con la realtà aumentata: nei video sono proprio loro a raccontarla. I vini sono un omaggio ai condannati e alle loro vite, uniche e difficili. Anche i tappi di sughero parlano: su ognuno è stampato uno dei 19 crimini che ha portato il condannato a essere deportato.

Credits: instagram.com/19crimesuk.ie

Alcuni vini sono disponibili anche nella wine box in cartone da 1,5 litri, sempre per la stessa idea di giocare fuori dalle regole: “non imbottigliarlo, inscatolalo”. In italiano forse non suona bene come nel più immediato inglese “box it”. L’avvertenza assicura che il vino in cartone può durare 6 settimane una volta aperto e si può conservare anche in frigorifero.

 

I vini di 19 Crimes provengono dal sud-est dell’Australia dove si trovano le regioni vinicole più apprezzate, lungo le coste, i cui terreni sono fertili. Quasi tutti i vini sono rossi, e le varietà sono Shiraz, Pinot Nero e Cabernet Sauvignon. Ma c’è anche il Revolutionary Rosé da vitigni spagnoli.

A John Boyle O’Reilly, per esempio, è dedicato un vino rosso con gradazione 15% composto da Shiraz 86%, Merlot 7% e Cabernet 7%, l’etichetta garantisce che si tratta di un vino “ribelle per natura, audace nel carattere. Sempre senza compromessi. È un gusto che non dimenticherai mai”. E infatti l’ispiratore,  deportato in Australia nel 1867, non è certo un condannato ordinario: ha scritto toccanti poesie durante la traversata e, una volta a destinazione, ha ingannato le guardie ed è fuggito in America.

 

Credits: instagram.com/19crimesuk.ie

Anche una donna tra le deportate, era Jane Castings che fu arrestata per aver ricettazione di formaggio e bacon. Il fatto avvenne a Leicester. Jane sapeva esattamente da dove provenisse la merce: era stata infatti lei a istruire e pagare un gruppo di ragazzini affinché diventassero ottimi ladri così che le consegnassero i beni di cui aveva bisogno. Condannata, venne deportata in Tasmania per sette anni. Viaggiò a bordo della Sea Queen che salpò l’8 maggio 1846 e arrivò a destinazione il 29 agosto. Jane aveva 33 anni e nel Regno Unito lasciò marito e figli. A lei è dedicato uno Chardonnay che nell’etichetta recita “corposo con sapori di frutta a nocciolo matura bilanciati e con elevata acidità, rovere tostato, miele e sentori di spezie. Termina con note cremose di toffee e vaniglia.

Credits: instagram.com/19crimes

Per promuovere la linea diverse pagine Instagram e alcune trovate geniali, come la collaborazione con il rapper statunitense Snoop Dogg, che si è prestato per essere il diciannovesimo della lista: come gli altri condannati compare sull’etichetta del vino a lui dedicato con annata del 2020 di vitigni americani di Petit Syrah, Zinfadel, Cabernet Sauvignon e Merlot.

Cristina Brondoni

Cristina Brondoni è giornalista e criminologa. Si occupa del gap tra fiction e realtà, soprattutto di staging, ovvero della messinscena sulla scena del crimine. È consulente in casi di omicidi, suicidi e morte sospetta. Autrice di saggi, manuali scientifici e thriller. Il suo primo romanzo thriller, Voglio vederti soffrire, è uscito nel 2019 per Clown Bianco. Nel 2020, ancora con Clown Bianco, ha pubblicato L’appartamento dell’ultimo piano, sempre con protagonista l’ispettore Enea Cristofori. Da giornalista si è occupata per anni di spettacolo. Ultimamente è stata corrispondente da Kiev durante la guerra in Ucraina.