C’è attesa per l’annuale convegno dell’Osservatorio Fedeltà dell’Università di Parma che, il 24 ottobre, farà il punto su un tema di grande interesse per gli operatori dell’industria e della distribuzione: “Dalla carta al digitale: cosa cambia per la loyalty?”.
La carta ha finora dominato la scena nelle promozioni (basti ricordare le cartoline dei concorsi stampate finora in miliardi di copie) e nel loyalty (i cataloghi con il loro ricco corredo di immagini rimangono saldamente ancorati alla carta insieme ai volantini che, sempre più, hanno la sostanziosa foliazione di giornali) e continuerà a farlo per lungo tempo poiché anche la carta evolve. Sono in corso sperimentazioni, molto promettenti di risultati, per trasformarla in un “device” digitale, anzi la carta digitale è già disponibile e ampiamente usata per scrivere e archiviare documenti utilizzando, per ora, le apposite penne digitali. Tuttavia quello che è importante mettere in luce è che la carta non si contrappone al digitale, ma anzi è complementare e sempre più strettamente funzionale a questo. In particolare, se guardiamo al contesto nazionale, dove il digital divide ci allontana di molto dal resto d’Europa sia in termini di arretratezza delle infrastrutture (assenza di banda larga, scarsa diffusione di wi-fi ecc..) sia in termini di abitudini d’uso (ricordiamo che solo 27 milioni su 60 residenti in Italia accedono al web), la carta non può essere messa da parte.
C’è però bisogno di sviluppare utilizzi della carta innovativi, duttili, facili in funzione del loyalty così come delle meccaniche promozionali. Impieghi che possano risultare efficaci con o senza l’intervento di strumenti di mobilità personali (in particolare smartphone e touch screen), pensando proprio ai contesti e momenti in cui vengono effettuati gli acquisti, nonché alle tipologie di prodotti. Ovvero una carta che il punto di vendita può “far cantare”, può tramutare da amorfa e silente a versatile e interattiva, mettendo a disposizione dei consumatori le soluzioni necessarie. Dove mancano gli strumenti personali, la voglia o la capacità di usarli, potrebbe essere il punto di vendita a fornire la soluzione, abilitando e abituando i consumatori a impieghi utili, piacevoli, remunerativi.
Andrea Demodena
Dopo la frequenza di Economia e commercio in Cattolica, si iscrive a Lettere Moderne, presso l’Università Statale di Milano, laureandosi a pieni voti con una tesi in storia dell’arte contemporanea. Come giornalista ha collaborato con Juliet, Art Show, Tecniche Nuove, Condé Nast, Il Secolo XIX, Il Sole 24Ore. Dal 2000 si occupa di marketing e promozioni. Dal 2014 è direttore di Promotion.