Il valore economico dell’estate in Italia si misura in km, circa 8.000: quelli delle nostre coste. Le concessioni demaniali per installare e gestire stabilimenti balneari sono circa
25.000. Il che significa migliaia di chilometri di coste messi a reddito soprattutto d’estate grazie a milioni di turisti che rispondono all’irresistibile richiamo del mare. Spiagge e momento magico oggi del tutto trascurati dalle aziende. Che fine hanno fatto le promozioni nei luoghi di villeggiatura? Negli anni ’80 e ’90 c’è stato un boom di agenzie di promozioni specializzate in animazioni e presentazione di prodotti, gare e giochi di abilità legati a noti brand; ci sono stati perfino i primissimi flash mob che, non essendo ancora stati inventati gli smartphone con telecamera, non erano condivisibili sui social, anche loro di là da venire, ma non per questo erano meno partecipati e divertenti. Se c’è un momento favorevole è quello del relax, della disponibilità, della lentezza che prende tutte le persone in vacanza d’estate. C’è anche un grande vantaggio, la possibilità di avere target ben definiti: famiglie con bambini in spiaggia al mattino, giovani nel tardo pomeriggio e alla sera discoteche affollate. Location ben strutturate: dalla spiaggia attrezzata per lo sport agli aquafun, dalle discoteche di grandissime proporzioni ai teatri o cinema all’aperto, naturalmente senza dimenticare i supermercati strategicamente posizionati nelle zone delle molte villette a schiera che d’estate sono un concentrato di famiglie al completo, animali da compagnia inclusi. Dunque villeggiatura, in particolare mare, ma senza trascurare laghi e montagna, dovrebbero attrarre le iniziative promozionali, rappresentando un’efficiente piattaforma che mette a disposizione target ben definiti. Lanciare nuovi prodotti, fare area test, creare quei tormentoni tipicamente estivi che diventano virali e, oltre a collezionare like, fanno avvero vendere il prodotto. L’estate balneare sembrerebbe il paradiso delle promozioni basate su animazioni e giochi che fanno vivere il brand, che creano una relazione diretta con il consumatore; eppure questo tipo di iniziative è quasi sparito, senza che altre forme promozionali si affermino. Difficile trovare le ragioni di un disinteresse delle aziende per le promozioni di questo tipo senza che ci sia stato, da parte dei consumatori, un rifiuto conclamato, anzi essendo molto alte le possibilità di gradimento, di condivisione e di rimbalzo sui social. Se si esamina l’estate dal punto di vista degli investimenti delle aziende in comunicazione, il calo è netto sia per l’advertising classico on/offline sia per le promozioni e per altre forme di comunicazione. Una sorta di ritiro dalle scene operato dai brand, un’eclissi estiva che poi impegna le aziende in nuovi investimenti, meno incisivi nei risultati, nell’affollato periodo post ferie, quando anche la disponibilità di attenzione è bassa tanto quanto è vuoto il portafoglio.
Andrea Demodena
Dopo la frequenza di Economia e commercio in Cattolica, si iscrive a Lettere Moderne, presso l’Università Statale di Milano, laureandosi a pieni voti con una tesi in storia dell’arte contemporanea. Come giornalista ha collaborato con Juliet, Art Show, Tecniche Nuove, Condé Nast, Il Secolo XIX, Il Sole 24Ore. Dal 2000 si occupa di marketing e promozioni. Dal 2014 è direttore di Promotion.