La situazione in Italia pare avere preso una via chiara, con una nuova maggioranza, ma al di fuori dalla politica, qualcosa agita il consumatore italiano.
A maggio 2018 si stima che l’indice Istat del clima di fiducia dei consumatori sia diminuito passando da 116,9 a 113,7; anche per l’indice composito del clima di fiducia delle imprese si stima una flessione, di lieve entità, da 105,0 a 104,7. A questa situazione contribuiscono sia preoccupazioni degli italiani riguardo al proprio paese sia preoccupazioni esterne. L’Italia non sembra in grado di proseguire in modo sostenuto la propria ripresa, la crisi nei fatti non appare mai davvero terminata, si teme un rialzo dei tassi d’interesse e un rallentamento della domanda interna: occupazione e lavoro dominano ancora i timori degli italiani. La situazione internazionale sembra esser piena di nubi: la crescita dell’economia mondiale nel 2° trimestre è ancora buona, seppure più bassa rispetto ai mesi scorsi, guidata soprattutto dagli Usa e meno dall’Europa, con un rallentamento di Cina e India a causa di una ridotta domanda estera. Ma al contempo la politica commerciale americana e le probabili ritorsioni seminano incertezza e rischiano di frenare la crescita globale. A questo scenario sono da aggiungersi anche i rischi legati alle possibili conseguenze sul prezzo del petrolio delle nuove tensioni mediorientali, in particolare quelle tra Usa e Iran.
Ma non sono solo i temi economici a determinare questo quadro di ridotta fiducia sul futuro. Un male oscuro sta attraversando le democrazie occidentali e in particolare l’Italia. I cittadini sono provati da tanti anni di crisi, dalla crescita di disuguaglianze che incrementano le tensioni, da una riduzione di numero e di ruolo della borghesia, che non riesce più a fare da propulsore economico: ciò determina una crescente sfiducia sia verso le istituzioni sia verso gli altri. I segnali di apertura al nuovo e al mondo stanno cedendo il passo alle costruzioni di muri, nella speranza di governare il futuro arginandolo e chiudendolo sull’uscio di casa. Il male oscuro si sostanzia nella scomparsa di un futuro, di un orizzonte positivo cui tendere e su cui far confluire pensieri e azione. Di questo in tanti si è responsabili, quando afflitti da retrotopia, come indicato da Baumann, idolatriamo un passato che forse mai è esistito, non valorizziamo i benefici del presente e distruggiamo ogni prospettiva di futuro: mai come oggi è diffusa l’idea che “si stava meglio quando si stava peggio”. Questa crisi ha in sé una possibile via d’uscita: per la prima volta nella storia, infatti, la globalizzazione dei problemi ambientali e della finanza, della comunicazione e dei saperi richiede, per essere gestita adeguatamente, una coscienza globale e una collaborazione diffusa. In questa direzione conviene agire, sperando che non avesse ragione Malthus, che ipotizzava che la scarsità di risorse alimentari avrebbe automaticamente ridotto la popolazione umana.