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« Previous Page Table of Contents Next Page »66 gennaio 2012
C ostruire e mantenere la fedeltà di marca continua
a rappresentare la principale preoccupazione per i direttori marketing delle medie imprese, anche se secondo uno studio condotto da Ibm e ripreso da The Wise Marketer il 72% di loro è preoccupato di non avere le competenze per farlo in modo efficace. Il 70%, in particolare, teme la proliferazione delle fonti informative e l’impossibilità di trasformare in informazioni significative la quantità di dati provenienti dai blog, da tweeter, dai social media, dagli sms: si stima in 2,5 quintilioni di byte la dimensione digitale del 90% delle parole dette in tutto il mondo dalle persone nella rete dal 2010.
È ancora ampia la distanza tra quello che si fa nelle aziende e quello che andrebbe fatto. e non sono sfruttate appieno le informazioni sulla clientela
Stenta l’approccio customer centric
di Filippo Genzini*
È un dato di fatto allora che il pubblico può esercitare un’influenza in tempo reale sulle marche, parlandone sui social media, mentre il 61% degli uomini di marketing intervistati si sente impotente di fronte all’impatto che tale comunicazione spontanea può avere sulle strategie di comunicazione delle loro aziende. Anche perché per molti di loro oggi il criterio di analisi della clientela è ancora basato sulle vecchie segmentazioni e risulta perciò difficile tenere in debito conto come per esempio
i blogger più seguiti hanno la capacità d’influenzare il percepito e l’immagine delle marche. Quello che una volta l’azienda, con la collaborazione dell’agenzia
● Blackboard2 di Tony Oursler esposta all’Adobe Museum of Digital Media.
Buona parte degli uomini di marketing si sente impotente di fronte all’impatto che i social media possono avere sulle strategie di comunicazione delle loro aziende
L’occhio globale
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