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gennaio 2012 95

al diritto comunitario e che questo sia applicato uniformemente. Ciò anche se il titolare ha sede in un paese terzo e anche se i dati sono memorizzati tramite un sistema di “cloud computing”.

Le aziende che offrono servizi ai consumatori europei dovrebbero essere soggette alle direttive comunitarie in materia di protezione dei dati. In caso contrario non dovrebbero essere in grado di fare affari sul nostro mercato interno e ciò vale anche per i social network con utenti nella Ue. Tra le tante novità ne segnalo una di grande rilievo pratico: si affermerà il principio per il quale se i dati personali vengono raccolti per finalità di marketing, occorrerà in ogni caso il consenso espresso dell’interessato. Sarà, temo, la fine per ogni forma di raccolta di dati provenienti da elenchi pubblici o effettuati all’insaputa dell’interessato (per esempio durante la sua navigazione nel web). E non basta: verrà anche introdotto il diritto all’oblio, che significa che un’azienda non potrà più conservare i dati di un suo cliente se questi chiederà di esercitare il suo diritto a essere dimenticato. Non è una cosa da poco e renderà tutti i database di marketing un po’ più precari di quanto non siano oggi.

Ecco perché il 2012 potrebbe essere l’anno zero della privacy, e l’espressione – che a molti ricorderà una trasmissione televisiva di successo, ma a me fa venire in mente uno dei più drammatici film del neorealismo italiano (Germania anno zero di Roberto Rossellini) - può essere intesa in molti modi: banalmente potrebbe significare un nuovo inizio, come la possibilità di puntare

su regole effettive che disciplinino fenomeni di gestione sempre più dinamica delle informazioni, ma potrebbe anche voler dire che la privacy, così come l’abbiamo conosciuta in questi anni, non ha più senso e che è arrivato il momento di azzerare tutto quello che è stato finora e di andare oltre, verso un sistema in cui non c’è più spazio per la privacy tradizionale,

cioè per il diritto a essere lasciati soli, che ormai – la tecnologia non dà scampo - è solo un’illusione. È forse arrivato il momento di rendersene conto e di puntare su un sistema di regole che tutelino davvero le persone rispetto agli abusi che possono nascere dall’uso improprio dei dati personali. Perché, come sempre, prevenire è meglio che curare. E illudersi è sempre una cosa pericolosa (e anche un po’ stupida).

*Presidente del Giurì per l’autodisciplina nel marketing diretto e nelle vendite a distanza. avv.maglio@tin.it

La direttiva europea in arrivo stabilisce anche che un’azienda non potrà più conservare i dati di un suo cliente se questi farà una richiesta in tal senso

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